Siamo stati abituati male. Abbiamo creduto tutti, anche chi non lo dava a vedere, che un miracolo in fondo sarebbe stato sempre possibile. Lo ha immaginato perfino chi è arrivato allo stadio con aria da pessimismo mascherata di realismo.
“Qua oggi non ci sta niente da fare!” – sono parecchi quelli che lo hanno detto nell’atto di sedersi al solito posto, rispolverando i soliti rituali scaramantici. In fondo anche il pessimismo è sembrato essere a tratti una scaramanzia oggi.
Siamo stati inguaribili ottimisti nel pensare che la retrocessione diretta sarebbe stata scongiurata. D’altronde, anche quello più scettico, sul gol di Radi - quando si è diffusa anche la notizia, rivelatasi poi infondata, del vantaggio del Ravenna sul Monza – ha pensato che la missione era quasi a portata di mano. Abbiamo ipotizzato che la retrocessione potesse essere solo un brutto sogno. E ci siamo svegliati dal torpore con il gol di Radi, con l’urlo liberatorio, con l’abbraccio al vicino di posto e con le telefonate di gioia. Scene che ci hanno ricordato, per la forza dell’emozione e l’impeto della gioia, quelle di qualche anno fa, le immagini dell’ultima promozione: ironia della sorte.
Siamo stati inguaribili sognatori nello sperare un risultato diverso dal pareggio tra Monza e Ravenna e nel credere fino all’ultimo secondo in un raddoppio della Paganese, magari proprio allo scadere dei minuti regolamentari, quando tutto sarebbe sembrato ancora più impossibile e più crudele.
Adesso ci tocca tornare alla realtà e fare i conti con un presente amaro, forse uno dei più amari degli ultimi tempi. Con una realtà che sembra lontana anni luce dalle gioie delle ultime promozioni, così vicine, così sentite, così belle, così particolari. Servirà tempo per rendersi conto della realtà, rimboccarsi le maniche e andare avanti.
In fondo quella di oggi, nonostante la grossa delusione che ci portiamo dentro, sarà comunque una domenica particolare: quella da raccontare nei prossimi anni magari quando – perché no? – potremo festeggiare il ritorno in prima divisione.
Allora sì che ci sarà una domenica da raccontare, magari con il sorriso sulle labbra, ricordando un giorno buio per la Pagani sportiva e per la sua stella che, speriamo, tornerà presto a splendere.
Barbara Ruggiero per Paganese.it