Rubrica Così è (anche se non vi pare) di Nino Ruggiero.
La Vigor Lamezia ci riporta definitivamente con i piedi per terra. Nel giorno della verità, quello che dovrebbe farci capire dove siamo diretti, la sentenza che viene fuori non lascia scampo: da oggi in avanti bisognerà solo e semplicemente guardarsi le spalle, non altro. Tradotto: dobbiamo pensare solo ai play-off e – se possibile – a toglierci qualche sfizio.
Purtroppo è così. Addio sogni di gloria, addio “corazzata”, addio tante speranze e illusioni. Ritorniamo con i piedi ben saldi per terra. Basta una squadra avversaria ben quadrata, la Vigor Lamezia che non si trova per caso nelle zone altissime della classifica, squadra compatta ed omogenea in tutti i reparti, per far emergere tutte le attuali pecche della Paganese.
Certo, c’è parecchio da recriminare sul risultato finale per un condotta arbitrale non proprio ineccepibile; c’è da lamentare un calcio di rigore grande quanto una casa non concesso per atterramento di Galizia nella prima parte della gara, quando la partita era sullo zero a zero. Ma non può bastare un episodio negativo e una condotta irritante da parte del direttore di gara per giustificare una prestazione scadente e insufficiente sotto tutti i punti di vista.
Una squadra, quando è forte, quando ha qualità, deve saper superare anche i momenti difficili, deve essere più forte delle avversità che possono venirti incontro domenica dopo domenica. La verità è che, purtroppo, non siamo forti come credevamo e che il termine “corazzata”, che ci accompagna impropriamente fin dall’inizio del campionato, scaturisce solo dalla fervida fantasia di chi deve scrivere tanto per scrivere e fare pronostici da scrivania.
Non voglio e non devo fare processi a nessuno, sia ben chiaro; ma nemmeno possiamo sottacere che la squadra, così com’è adesso, è incompleta e non si può pretendere l’impossibile in termini di resa e di risultati. Lo stesso Palumbo pare avere più di una perplessità sulla complessità della rosa a disposizione, ma sa bene di aver accettato il pacchetto così com’era con poche possibilità di incrementarlo; quasi un’eredità accettata senza beneficio d’inventario.
E’ questa l’attuale rosa della squadra. Inutile continuare a illuderci e prenderci in giro da soli. La risultanza che oggi viene dal campo non ammette repliche.
Tutti vorremmo sempre una squadra schiacciasassi, tutti vorremmo vincere e gioire ma – da persone che si calano nell’attuale realtà economica del Paese, e della Paganese in particolare – dobbiamo capire il momento difficile e cercare di arrivare dove è possibile arrivare, impegnandoci al massimo. Migliorare ancora si può, proprio con l’impegno e la dedizione, doti che non devono mai venire meno.
Esordio non proprio felice per il giovane portiere Stillo. Due mezzi tiri, due gol: quasi un record. Il ragazzo ha poco da farsi perdonare nell’episodio del rigore concesso agli avversari perché chi ha avuto la peggio nello scontro è stato proprio lui. Qualcosa in più forse avrebbe potuto farlo in occasione del secondo gol, quando ha calcolato male i tempi dell’uscita aerea sul delizioso cross disegnato da Mangiapane, ma un debutto è pur sempre un debutto; non è detto inoltre che un portiere esperto avrebbe fatto di meglio.
Note non proprio incoraggianti per la difesa, specie per i difensori d’ala che sembrano aver perso lo smalto di una volta. Balzano, ad esempio, un elemento che nella prima parte del campionato si era sempre messo in bella evidenza, accusa da un paio di settimane più d’una battuta a vuoto e, specie quando deve controllare da vicino il suo dirimpettaio, va in ambasce. Anche se l’unico vero tiro in porta è opera sua, ho l’impressione che, più di qualche altro, avrebbe bisogno di tirare il fiato.
Non c’è che dire, nonostante tutto, siamo una buona squadra sulla carta; una squadra composta da alcuni elementi di spessore, ma assortita anche alla rinfusa, alla belle e meglio.
Il guaio è che c’è più d’uno che – con tutti i problemi di risicato organico che ci portiamo dietro – ancora si picca di parlare di moduli, di tattiche, di strategie, di mosse tattiche; forse non ha ancora capito che la squadra è monca di elementi importanti e che – purtroppo – non c’è più né tempo, né moneta per sanare il problema.
Prendete il centrocampo ad esempio, il reparto che deve rappresentare il cuore propulsivo di una squadra; se salviamo Tricarico, vecchio lupo di mare aduso a tutte le battaglie, in recupero dopo un periodo di annebbiamento, dove sono gli altri coinquilini di reparto? ci arrangiamo? ma possiamo arrangiarci ogni domenica con il bravo Nigro, prestato dalla difesa, dove eccelle, oppure con Galizia che non ha e non potrà mai avere il passo del centrocampista?
E’ un periodaccio, non c’è dubbio; ma bisogna resistere. Deve resistere soprattutto Palumbo che sa bene quanto siano tristi i momenti attraversati e che deve essere bravo a inventarsi qualcosa giorno dopo giorno. Per il momento bisogna resistere sulle attuali posizioni di classifica e sperare che al più presto possa essere dichiarato “abile e arruolato” il neo acquisto De Martino, un elemento che non ha ancora nelle gambe il ritmo partita e che – una volta recuperato – dovrebbe assicurare un adeguato sostegno non solo al reparto di centrocampo ma a tutta la manovra complessiva della squadra.
Adesso che il campo – purtroppo – ha dato una risposta chiara ed inequivocabile sulle possibilità future della squadra, sarà il caso di guardarsi bene le spalle. Il traguardo dei play-off deve essere salvaguardato. Non sarà facilissimo, ma non dovrebbe essere nemmeno tanto difficile da raggiungere. Importante sarà recuperare al pieno della forma i cosiddetti “valori aggiunti”, gli uomini che erano stati ingaggiati proprio per dare forma e sostanza alle ambizioni della squadra.
Tra questi, Fusco e Scarpa sembrano quasi a posto. Dovranno esserlo presto Tricarico, Galizia e – soprattutto – Fava. Quest’ultimo, in particolare, dovrà riprendere il ruolo di balìa felicemente interpretato nella prima parte del campionato nei confronti di Luchino Orlando che da qualche settimana sembra essere preda, senza adeguata protezione, delle agguerrite difese avversarie.
Poi Galizia. Da quando ha dovuto giocoforza rivestire il ruolo di centrocampista aggiunto, sembra aver perso lo smalto dei giorni migliori dalla trequarti in avanti. Galizia è un punto di forza della squadra; deve solo tornare a giocare come sa nella zona di campo a lui più congeniale perché le sue verticalizzazioni, i suoi slalom, le sue invenzioni costituiscono un imprescindibile punto di forza della squadra.
Nemmeno il tempo di lamentarsi che già c’è – a distanza di soli quattro giorni – una delicata trasferta ad Aprilia. All’andata fini due a zero per la Paganese; ma erano altri tempi.
Diamoci una scossa, forza!
Nino Ruggiero