La promozione, il sogno più grande di sempre – la serie B – alimentato da un girone d’andata quasi impeccabile, la voglia di rendere sempre più grande la Paganese. Raffaele Trapani, patron degli azzurrostellati, va a caccia della storia. E pensare che appena un anno fa, di questi tempi, meditava la smobilitazione.
Era davvero pronto a mollare tutto? «Si, ci pensai seriamente. Fui coinvolto in un processo che non mi apparteneva, la mia immagine costruita negli anni con tanta serietà era stata strapazzata. E poi non avevo possibilità di agire in prima persona perché costretto ai domiciliari. Ero pronto a dire addio».
E poi? Cosa l’ha convinta a restare al timone? «La vicinanza della gente di Pagani, l’affetto dei miei cari, la gran determinazione dei miei soci, che in quel difficile momento si sono fatti in quattro perché la Paganese restasse competitiva e non smettesse d’inseguire il salto di categoria. Ci fu l’aiuto di tutti e questo testimonia che la Paganese non ha mai estorto un euro a nessuno. Chi ha investito in questa società lo ha fatto con amore e sacrificio personale».
Perché tiene a precisarlo? «Perché sono stufo di sentirne e leggerne di tutti i colori. La Paganese è fatta di persone con valori e principi sani».
Quindi Palazzi non avrà nulla a cui aggrapparsi? «Sinceramente cado dalle nuvole. A noi non è arrivata alcuna richiesta di documentazione dalla Procura federale. Non abbiamo nulla di cui preoccuparci. Ed inizia davvero a seccarmi di ritrovarmi catapultato in prima pagina senza alcun motivo».
Torniamo al calcio giocato. Qual è stata l’emozione più forte di questo 2012? «La semifinale playoff di ritorno. La partita di Lamezia è stata un po’ la metafora della mia vita: sofferenza e poi gioia meritata. Quella gara la inserisco tra le dieci più belle della mia avventura presidenziale».
E altre? «Quella col Brindisi che sancì il ritorno tra i prof e quella con la Reggiana col gol di Izzo al 93’ che ci mandò in estasi. Le ricordo perché sono state forse le gare con maggior coinvolgimento di pubblico. Pagani sembrava come impazzita in quegli attimi. E noi il calcio lo facciamo innanzitutto per la gente. A seguire c’è la vittoria nel derby con la Nocerina. Le vecchie generazioni l’hanno festeggiata con grande enfasi. Per noi è stata una bellissima vittoria, un orgoglio per gli annali, ma in quel deserto senza pubblico l’emozione un po’ fu ridotta».
E la più brutta? «L’ultima contro il Perugia. Abbiamo giocato senza carattere, senza voglia. E questo mi ha infastidito molto. Si vince e si perde nel calcio, ma bisogna sempre metterci il massimo. Di sconfitte ne ho metabolizzate tante, ma difficilmente m’è capitato d’arrabbiarmi come a Perugia: in campo la squadra è come se non ci fosse proprio andata».
Un voto al 2012? «Darei un 10 pieno. Manca la lode perché potevamo raccogliere qualche punto in più. Magari recupereremo la gara col Latina e riusciremo a vincere».
È fiducioso sulle decisioni del giudice sportivo? «Si, lo sono. Nel ricorso abbiamo presentato fatture di manutenzione e perizia geologica che spiega come lo smottamento del terreno non sia riconducibile a colpe della società. Sarebbe un’ingiustizia perdere a tavolino quella partita».
Sguardo al 2013. Cosa intravede? «La salvezza». E poi? «E poi…non voglio aggiungere altro».
fonte: La Città