Così è, anche se non vi pare di Nino Ruggiero
Al peggio non c’è mai fine. Chi pensava di aver già visto quasi tutto,
in termini di pochezza tecnica, nella precedente gara interna con il
Prato, si è dovuto ricredere. Che brutta gara quella con il Lecce!
Si incontrano due squadre completamente diverse nella loro struttura
tecnica. Due squadre costruite con criteri diametralmente opposti.
L’una, la Paganese, imbottita di giovani di belle speranze per contenere
al massimo i costi di gestione; l’altra, il Lecce, infarcita di
calciatori di buon lignaggio, ancorché esperti della categoria per
tentare ancora una volta – dopo la beffa dello scorso anno nei play-off –
la riconquista della serie B. Criteri opposti, dicevo, ma inizio
stagione amara per entrambe la squadre situate negli ultimi posti di una
classifica che quest’anno serve a ben poco, in assenza di
retrocessioni.
Gara deludente su tutti i fronti; ecco spiegata subito anche la precaria classifica dei salentini.
Ma guardiamo alle cose di casa nostra perché sono quelle che più ci
interessano, o per meglio dire continuano ad interessare – nonostante le
continue delusioni – quel manipolo di temerari che ancora affolla le
scalee del “Marcello Torre”.
Gioca male la Paganese; se possibile, ancora peggio della gara con il
Prato. Non c’è mai una manovra lineare che contraddistingue il suo
gioco; al secondo passaggio la trama si interrompe; ogni calciatore
sembra recitare un copione mai letto; i rilanci dalla difesa, cui si
ricorre prevalentemente, sono fatti sempre verticalmente, praticamente
in faccia agli avversari; mai un rilancio decente sulle fasce laterali
per scavalcare la munita difesa pugliese.
Il Lecce punge in avanti e si fa subito intraprendente; è bravo il
portiere Volturo ad intervenire in un paio di occasioni per sbrogliare
delle serie minacce. La partita è una di quelle gare già viste, forse la
peggiore, ed è logico, quasi naturale, che più di un benpensante –
soprattutto a fine gara, a mente più lucida – interroghi la sua
coscienza e si chieda se è ancora il caso di continuare ad assistere a
spettacoli di tal genere.
Cerchiamo di fare un discorso serio. Il progetto Trapani, che prevedeva
l’allestimento di una squadra giovane che costasse poco e poco incidesse
sul bilancio della società, non era e non è sbagliato, considerato che
quest’anno non ci saranno retrocessioni. Ma i giovani – è storia vecchia
e non lo scopriamo oggi – hanno bisogno di avere delle guide, degli
esempi, devono sentirsi protetti in campo, devono avere punti di
riferimento; così possono crescere, imparare, fare tesoro di esperienze
dirette, di quelle che si vivono a contatto di gomito con “volponi”
della sfera di cuoio, non possono essere mandati allo sbaraglio. Oggi
questi riferimenti la squadra non li ha e ha solo i connotati di una
squadra “primavera”. Credo che tutto questo il presidente Trapani lo
abbia valutato nel momento in cui ha ingaggiato Maurizi e voglio sperare
che lo stesso tecnico abbia accettato l’incarico ricevendo opportune
garanzia in tal senso.
Al momento la squadra è assolutamente priva di quel minimo di esperienza
che avrebbe potuto accompagnare qualche giovane di belle speranze, a
cominciare dalla difesa che soffre l’assenza di un elemento carismatico;
perché, guardate, le personalità non si inventano: un calciatore o è un
leader o non lo è. E la difesa, più ancora di altri reparti, necessita
sempre di un elemento di grande levatura professionale, con tutto il
rispetto possibile per calciatori come Pepe e Panariello che in campo,
quando schierati, danno il massimo sotto il profilo dell’impegno e della
professionalità.
Il discorso vale anche per il reparto di centrocampo; non so se il neo
arrivato Giampà riuscirà a dare geometria e senso tattico in un settore
dove sembra regnare l’anarchia più completa, dove non ci sono punti di
riferimento di rilievo, dove non si riesce a costruire un’azione che sia
una. Non ho sotto mano gli appunti che di solito si prendono in una
partita di calcio, ma mi pare di ricordare che il portiere del Lecce non
sia stato mai impegnato e che addirittura – nei due tempi – non si sia
battuto un solo calcio d’angolo nell’area salentina. Forse anche questo
può dare l’idea di quanto sia stata evanescente la pressione offensiva
dei calciatori azzurro-stellati.
Non so aggiungere altro e credo che sia del tutto pleonastico dire
ancora quelle poche cose che ho già detto abbondantemente anche in note
precedenti.
Nino Ruggiero - paganesegraffiti.wordpress.com
