Devo parlare di calcio? Parliamone pure, anche se la voglia è poca; anche se, per questa brutta storia dei derby a porte chiuse, è stata svilita la nobile essenza del gioco più bello del mondo.
La partita con la Nocerina l’ho vista in tv, ma ne avrei volentieri fatto a meno proprio per gli accadimenti che l’hanno preceduta. Per mantenere fede a un impegno preso con i miei quattro-cinque affezionati lettori, ho fatto violenza al mio primordiale istinto che mi invitava a interessarmi del presepe che, per tradizione, ogni anno preparo con le mie mani.
Ha vinto la Nocerina ma la Paganese, come al solito, ci ha messo del suo. Non so se Raffaele Trapani, presidente e tifoso, che stimo molto per tutto quello che ha fatto nella storia della Paganese, parlerà ancora di nono posto come obiettivo. Io non lo farei, per la serietà dell’operato che lo ha sempre contraddistinto.
Non ci sono retrocessioni? Il bilancio della società deve essere salvaguardato? Nulla quaestio. Io al suo posto – direi solo e semplicemente: “questi sono i giocatori, questa è l’idea della società in fatto di valorizzazione giovanile; verrà quello che verrà, noi continueremo ad andare avanti con questa squadra e con questo allenatore. Mi dispiace doverlo dire, ma chi ci vuole seguire ci segua. Altro non possiamo fare”.
Un modo chiaro, netto, di dire come stanno le cose, al di là delle valutazioni che potrà fare ogni singolo seguace degli uomini in maglia azzurro-stellata. Ma, per favore, cerchiamo di parlare chiaro a quei pochi che ancora hanno la Paganese nel cuore. Credo sia deleterio continuare a mettere pannicelli caldi come panacea di un male che invece avrebbe bisogno del bisturi.
È dall’inizio dell’anno calcistico che mi affanno a dire che la politica dei giovani va curata e seguita. I giovani non crescono mai e danno pochi risultati concreti se non sono assistiti in campo da atleti esperti e di valore. Ho citato a più riprese una squadra giovane e brillante, il Policoro, di fine anni Sessanta. Era una squadra composta da tutti giovanissimi alle prime armi e disputava il campionato di serie D. Giocava e metteva in difficoltà tutte le squadre che incontrava. Però perdeva quasi sempre e si classificò all’ultimo posto. Perché? Per inesperienza; perché non aveva elementi di personalità nei punti chiave. Prendeva gol a iosa; gol assurdi anche se aveva un portiere bravo come Birtolo che arrivò poi a giocare in serie B con il Taranto.
Ritornando a noi, dico che per principio non sono mai estremamente severo nei confronti degli allenatori, e vi dico anche perché. Parto dal presupposto che ogni persona che siede in panchina ha un minimo di preparazione e competenza; se uno fa un mestiere di sicuro non può essere un improvvisato. Ovviamente, come in tutti i mestieri e le professioni c’è il più bravo e il meno bravo; ma di certo una preparazione di base c’è sempre. Di conseguenza credo che quando i risultati sperati non arrivano le colpe non sono da una parte sola. Ho dato sempre poca importanza ai nomi degli allenatori perché sono convinto che l’allenatore considerato bravo sia quello che vince; puoi essere anche un grande lavoratore, uno che perde giornate intere sul campo, ma se non vinci non sei nessuno.
Piuttosto, nel caso nostro, a Maurizi imputo due cose. La prima, la più importante: non aver richiesto alla società, in tema di campagna acquisti – pretendendolo – tre/quattro acquisti di spessore nei punti chiave della formazione; una specie di salvagente o – se preferite – pilastri per le fondamenta di quello che sarebbe stato poi il palazzo da costruire. La seconda: di non aver dato una mentalità vincente alla squadra, a prescindere dai moduli tattici da scrivania che onestamente io non sopporto perché una cosa è la lavagna, un’altra cosa è il campo di gioco.
Nell’incontro farsa con la Nocerina, paradossalmente, i ragazzi in maglia gialla (la scaramanzia oramai non funziona più!) hanno forse giocato la gara più intensa del loro campionato. Forse meritavano anche il pareggio in termini di risultato. Ma ancora una volta il reparto difensivo ha sbagliato di grosso su due innocui palloni. E una squadra non può permettersi il lusso di regalare due gol agli avversari. Forse, e senza forse, a fine dicembre si dovrà pensare, se non altro, a sfoltire una rosa particolarmente copiosa.
E chissà che il presidente Trapani non riveda le sue posizioni in tema di potenziamento. Forse c’è ancora tempo per recuperare una tifoseria allo sbando e che si disaffeziona giorno per giorno. Il nono posto, mi dispiace dirlo, a questo punto, c’entra come cavolo a merenda.
Vorrei tanto che la mia diagnosi fosse errata, ma non credo.
Nino Ruggiero