Altro giro, altra sconfitta. La
Paganese si arrende ancora davanti al pubblico amico. Questa volta a
trionfare è il Catanzaro. Il copione è il solito: al "Torre", una volta
campo temuto dagli avversari, gli ospiti si prendono gioco della giovane
squadra azzurrostellata portando a casa i tre punti. Spettatori? Poco
più di cento.
Pochissimi, meno del solito.
Ma guai a lamentarsi della poca
affluenza all’impianto sportivo cittadino. Perché quando i risultati non
arrivano, la gente decide spesso di disertare. Ma quando i risultati
non arrivano, e chi può trovare rimedio ai propri errori decide
testardamente di perseverare, è inevitabile che i più si sentano offesi e
presi in giro e la loro passione svanisca. Insomma: niente risultati, niente tifosi.
I numeri della Paganese sono
vergognosi: 12 sconfitte, un pareggio e due vittorie in 15 partite
disputate. Eppure, nonostante questo, Agenore Maurizi è ancora
saldamente legato alla sua panchina. E’ vero: il tecnico di Colleferro
si trova ad allenare una squadra costruita con due occhi al portafogli e
poche attenzioni al tasso tecnico. Ma a tutto c’è un limite.
A quanto pare, però, la pazienza
della società è infinita. Al contrario di quella dei tifosi. I quali,
immaginiamo, si staranno chiedendo dove sia finita la normalità.
Dove sono finite le partite avvincenti di un tempo? Dove è finita la
tensione che accompagnava ogni gara? Dove sono finite le lotte per non
retrocedere?
Le riforme volute dalla Lega hanno
senz’altro rovinato il calcio di terza serie. Derby senza tifosi e senza
interessi, mentalità aziendaliste e presidenti fin troppo dediti al
‘perdono’ nei confronti dei propri dipendenti lo hanno probabilmente
ucciso.
"Il calcio, oggi, è sempre più un’industria e sempre meno un gioco", diceva un certo Zdenek Zeman qualche tempo fa. Qualcuno si sente di contraddirlo?
Gianluca Pepe