8.9.14

Il tecnico che c’è in ognuno di noi.


Così è, anche se non vi pare di Nino Ruggiero

Nella foto, parata di Marruocco su punizione di Dall’Oglio

La partita che interessa la squadra del cuore ognuno la vive in un modo. C’è chi riesce a fare difficili esercizi di equilibrio nel giudizio dei singoli e della squadra in generale; c’è chi vede sempre tutto nero, impreca e trancia giudizi impietosi su questo e su quello; c’è chi quasi vede un’altra partita, accecato dal tifo e dai colori della propria squadra, e se la prende a “male parole” con i calciatori della squadra avversaria, considerati i nemici della domenica.
È bello il calcio; bello perché coinvolge tutti; bello perché tutti ci sentiamo protagonisti attivi, attori sulla scena dello sport che resta il più affascinante e coinvolgente del mondo quando vengono rispettati i canoni del vivere civile. Tanto di cappello a Sportube e alla Legapro, che con uno sforzo immane stanno portando la rinata serie C in tutte le case fornite di computer. Allo stadio, però, la partita è un’altra cosa e la partita vista dagli spalti assume un valore diverso. Tutto è più vero, più immediato, più vivo, più coinvolgente; le azioni quasi le tocchi con mano, il tuo vicino ti trasmette adrenalina, ti stimola, ti tira in ballo anche se – con fare distratto – tu annuisci alle sue inevitabili quanto opinabili osservazioni di carattere tecnico. Dagli spalti ci sentiamo tutti allenatori, tutti esperti, soprattutto tutti abilitati a tranciare giudizi. Calcio uguale a sport popolare, buono per tutti e per tutte le stagioni. È la stessa cosa se vedi la partita davanti a un monitor o a un televisore? Non credo.
Paganese-Reggina evoca epici incontri del passato. Sono andato a sbirciare notizie nella notte dei tempi e mi ha colpito subito una sfida infinita nel campionato 1929-30; pensate: più di ottant’anni fa. In quell’annata le due squadre furono entrambe protagoniste nel torneo di Seconda Divisione Sud che si concluse con Paganese al primo posto e con Reggina al secondo.
Altri tempi, altra gente, altri obiettivi, certo. Ma un incontro di calcio con la Reggina esercita sempre un fascino particolare; vuoi per le sfide passate che spesso hanno lasciato il segno (come dimenticare, ad esempio, la partita del 5 novembre del 1978, conclusasi con la vittoria della Reggina per 0 a 1 con conseguente invasione di campo); vuoi perché i calabresi hanno militato più volte con onore in serie A e in serie B.
Pronti? Via! Nemmeno un minuto e la Paganese ha subito l’occasione giusta per mettere al sicuro il risultato. Va sul pallone Calamai, su cross dalla sinistra, a due passi dalla porta avversaria, ma al momento di impattare il pallone di testa, stecca e manda a lato incredibilmente. L’inizio è buono; la squadra si muove con disinvoltura ma – come nelle precedenti esibizioni di Coppa e della prima di campionato a Matera – non riesce a finalizzare. La Reggina è una signora squadra. Dopo i primi momenti di sbandamento organizza le sue fila e riparte in contropiede rapidamente: i suoi attaccanti brevilinei Insigne e Di Michele (con quest’ultimo che, con i suoi trentotto anni, tanto giovane non è) marciano a cento all’ora e mettono in crisi una retroguardia spesso presa d’infilata perché mal protetta dai centrocampisti. Sono brividi in campo e sugli spalti quando partono da centrocampo, a turno, Insigne e Di Michele; lame infuocate in un reparto di burro.
Equilibrio, però, in campo nella prima parte della gara, con una Paganese più compassata e lenta che non riesce mai a sfruttare le due fasce laterali e si intruppa al centro dove la statura di Camilleri e Crescenzi si fa rispettare.
Nella ripresa la Reggina aumenta il ritmo e cerca con più convinzione la via della rete. Segna una prima volta in seguito all’ennesima palla inattiva con uno sfortunato quanto poco determinante tocco di testa di Armenise; segna ancora con Insigne che sembra avere l’argento vivo addosso tanto continua a essere vivace e irrefrenabile. Potrebbe segnare ancora la squadra amaranto perché la difesa azzurro stellata si allarga paurosamente nel tentativo di accorciare il risultato e concede praterie agli attaccanti avversari che, però, sono poco famelici in zona gol. Arriva così il bel gol messo a segno da Deli e per buoni cinque minuti si riaccende la speranza di un miracolo dell’ultim’ora. Solo speranza, purtroppo.
Confermo quanto già espresso in note precedenti: la squadra ha buone potenzialità e potrà fare sicuramente meglio nel corso del campionato. È necessario però che venga sistemato l’assetto di centrocampo che deve essere più organico. In particolare, bisogna applicarsi per fare bene sia la fase difensiva a protezione della difesa, sia quelle propositiva e di appoggio a un attacco che al momento pare vivere solo sulle potenzialità di Caccavallo.
Credo che Cuoghi qualcosa nel futuro debba cambiarlo in fase tattica. Non voglio esprimermi crudemente in tema di giudizio sui singoli. Ma in chiave tattica credo che Herrera, fra i migliori contro la Reggina, sia da portare più avanti perché riesce a farsi rispettare in virtù di una velocità e un gioco di gambe non comune. Cuoghi di certo starà pensando di utilizzarlo in posizione più avanzata, specie adesso che l’attacco non sta brillando come nelle aspettative generali.
Un passo falso commesso contro la Reggina non costituisce tragedia, ma le gare di quest’anno sono tutte toste; a cominciare da quella che ci attende domenica prossima ad Aprilia contro la Lupa Roma. Armi in pugno e pensiamo al risultato.
Il gioco – in attesa di tempi migliori – può pure attendere.

Nino Ruggiero