Alzi la mano chi, tifoso della Paganese, non conosceva Luis Conforti, il mitico Zorro, personaggio folcloristico ancorché familiare e umano.
Lo ricordo giovane con i capelli neri, aitante, dall’aria un po’ guascone, un po’ bohemien, arringare le folle ogni domenica mattina davanti al cancello della Villa Comunale al centro della città.
Era paganese purosangue, Luis, nato in uno dei vicoli storici della Pagani di una volta.
Poi, come capita nella vita, le vicissitudini familiari e di lavoro lo avevano trasferito a Nocera Inferiore al rione Calenda. Lavorava all’Ospedale Umberto I° di Nocera e si era perfettamente integrato in quella comunità, rispettato e stimato sia sul posto di lavoro, sia dai nuovi vicini di casa.
Non aveva mai dimenticato le sue radici, anche quando di tanto in tanto – da autentico sportivo – in compagnia di occasionali conoscenti, andava al San Francesco per vedere la Nocerina.
Ma quando la Paganese giocava in casa, ogni domenica mattina, si trasferiva nella sua città di origine perché doveva preparare la sua particolare partita, quasi come un calciatore che si appresta a scendere in campo.
Ed eccolo sul muretto di cinta della Villa Comunale, ore 11 in punto – quasi lo vedo, nonostante siano passati decenni – circondato da una folla di giovani e meno giovani, esorcizzare simpaticamente e con quell’aria da eterno ragazzino le difficoltà della vita, con quella spada di latta che lo voleva Zorro, difensore dei deboli e degli oppressi, lui che non avrebbe mai fatto male ad una mosca.
Per anni Luis ha fatto sentire la sua voce di tifoso particolare in ogni trasmissione che si interessasse della Paganese. Nei vari collegamenti telefonici, approntati per la partecipazione del pubblico, non c’era bisogno che si presentasse, tanto erano inconfondibili la sua voce, la sua passione, il suo temperamento.
Nel suo cuore solo e soltanto la Paganese, ancora di più – se possibile – quando negli anni a seguire ebbe la sventura di perdere prematuramente la sua cara consorte.Con i capelli oramai radi e bianchi aveva abbandonato da tempo le sue apparizioni domenicali in Villa Comunale. Era comunque quasi sempre presente, quando i suoi acciacchi glielo consentivano, al “Marcello Torre” con quella classica bandiera tricolore sulle spalle, simbolo di una passione eterna per Pagani e per l’intera nazione.Scendeva in campo prima della partita, salutava ossequiosamente arbitro e avversari e poi di corsa simulava l’assalto a una delle due porte con una corsa che – con il passare degli anni – non era più quella di una volta.
L’ultima esibizione quindici giorni fa in occasione della sfortunata gara interna con lo Spezia.
Poi la triste notizia: Luis ci ha lasciati.Delle sue tante folcloristiche e qualche volta incomprensibili espressioni, rimane quella che ha sempre suscitato un brivido; quel “Quando si dice Pagani, si dice mamma!” è impresso indelebilmente nel cuore delle tantissime persone che lo hanno stimato e voluto bene.
Da domenica in poi dovremo imparare a fare a meno di un prologo e di un cerimoniale che ci erano tanto cari e che erano entrati di diritto nei nostri cuori.
Domenica contro il SudTirol ci sarà un nobile cuore in meno a palpitare per i nostri futuri destini. La sua scomparsa però non dovrà suonare come un segno di resa. Lo richiede proprio il ricordo di Luis.
Nel suo nome la squadra dovrà testardamente rincorrere quella che oramai è soltanto una speranza.
Bisognerà convincersi che quella di domenica non sarà una partita inutile, che cioè i giochi non sono già fatti. Dobbiamo vincere con due reti di scarto e sperare. Sperare proprio nel nome di Zorro, nel nome di Luis Conforti.
Nino Ruggiero - www.paganesegraffiti.wordpress.com