Nella foto, tratta da Sportube, il gol del pareggio messo a segno da Vella
di Nino Ruggiero
Credo che adesso abbiamo capito tutti dove può arrivare l’attuale Paganese.
Quello che restava di una speranza, di un sogno di grandezza, era già definitivamente svanito la settimana scorsa ad Agrigento.
A distanza di sette giorni, nell’incontro interno con il Monopoli, si voleva solo una vittoria che desse tranquillità alla squadra, in vista di un finale di campionato che si preannuncia infuocato.
Anche domenica la Paganese ha confermato di avere buone potenzialità; di essere in possesso di un’idea di gioco, di avere anche garretti sani mostrati soprattutto sul finale di gara, quando gli avversari erano alle corde, e di poter aspirare al bottino pieno. Ma il finale di gara, intenso e agonisticamente cattivo, purtroppo, non è bastato perché nel calcio non ci sono mai certezze; perché ci sono pali e traverse che s’incontrano sulla strada che porta al gol; perché ci sono arbitri che non sempre hanno l’occhio di lince; ed è arrivato un solo punto che in tutti i casi fa sempre tanta classifica.
Si poteva arrivare alla vittoria, certo; ma la squadra, durante buona parte della gara, è come rimasta imbottigliata nella ragnatela sapientemente preparata dai pugliesi che hanno chiuso tutti gli spazi e sono poi ripartiti pericolosamente con velocissimi contropiede.
La Paganese, davanti a un’avversaria tosta e quadrata, ha stentato molto per far ripartire la sua manovra di aggiramento di una difesa apparsa arcigna e granitica. Gli azzurro-stellati, nonostante la sapiente regia di Carcione, tornato sulla tolda di comando, sono sembrati lenti e macchinosi per gran parte della gara, trovando grandi difficoltà di sbocco in avanti. Sono mancate le sovrapposizioni sulle fasce laterali; sono mancati gli inserimenti a sorpresa dei difensori d’ala e solo sul finale di gara si sono viste azioni ficcanti; sulla destra del duo Dozi-Caccavallo e sulla sinistra di Vella e Cunzi.
È arrivato il gol di Vella nell’ultima parte della gara; poteva scapparci anche la vittoria in quella specie di concentrato di partita che va dalla mezzora alla fine. L’intensità della manovra azzurro-stellata ha autorizzato per almeno venti minuti, i più intensi di tutta una partita squisitamente tattica, speranze di vittoria; un palo clamoroso colpito da Caccavallo e un rigore non concesso sullo stesso attaccante però hanno sentenziato che la partita dovesse finire in parità.
Un punto in questa delicata fase di campionato, con la squadra che è ben lontana dalla zona minata grazie a una eccezionale prima parte del girone di ritorno, può essere ben accetto.
Certo, avevamo pregustato traguardi diversi, sulla scia di prestazioni ad alto livello seguite da risultati più che positivi. Certo, la squadra autorizzava a sognare perché pareva avere il passo deciso proprio di chi ha consapevolezza della propria forza. Ma non avevamo fatto i conti con la realtà delle cose; non avevamo messo in conto che un paio di indispensabili pedine per rinforzare l’inquadratura a gennaio non erano arrivate, laddove c’era invece necessità di avere un difensore centrale di piede destro e un centrocampista. Solo dopo la gara con l’Akragas si è avuta contezza che la squadra, così come è stata strutturata, purtroppo, non ha avuto tutti i mezzi e le capacità per alimentare sogni di grandezza.
Oggi che è stata accantonata ogni qualsiasi tipo di ambizione bisogna però raggiungere al più presto la quota che autorizza tranquillità.
Dopo di che si potrà pensare seriamente al futuro e a confermare tutti coloro che dovranno costituire la squadra del domani; primo fra tutti, credo, Grassadonia che di certo quest’anno ha fatto un buon lavoro.
Di un malcelato sogno, che fa sempre capolino quando arrivano parecchi risultati positivi consecutivi, resta il rimpianto di quello che poteva essere e non è stato.
Di sicuro c’è la consapevolezza di aver avuto fra le mani una squadra forte, sbarazzina, imprevedibile, anche se a volte sorniona e poco cattiva. Solo sensazioni; qualche rimpianto e qualche recriminazione, sia ben chiaro, perché vediamo tutti quanto stiano penando, con prestazioni altalenanti, per arrivare in alto, Benevento, Lecce, Foggia, Casertana, squadre allestite senza alcun risparmio.
Resta poco di un sogno. Non toglieteci anche quello.
Nino Ruggiero - paganesegraffiti.wordpress.com
Credo che adesso abbiamo capito tutti dove può arrivare l’attuale Paganese.
Quello che restava di una speranza, di un sogno di grandezza, era già definitivamente svanito la settimana scorsa ad Agrigento.
A distanza di sette giorni, nell’incontro interno con il Monopoli, si voleva solo una vittoria che desse tranquillità alla squadra, in vista di un finale di campionato che si preannuncia infuocato.
Anche domenica la Paganese ha confermato di avere buone potenzialità; di essere in possesso di un’idea di gioco, di avere anche garretti sani mostrati soprattutto sul finale di gara, quando gli avversari erano alle corde, e di poter aspirare al bottino pieno. Ma il finale di gara, intenso e agonisticamente cattivo, purtroppo, non è bastato perché nel calcio non ci sono mai certezze; perché ci sono pali e traverse che s’incontrano sulla strada che porta al gol; perché ci sono arbitri che non sempre hanno l’occhio di lince; ed è arrivato un solo punto che in tutti i casi fa sempre tanta classifica.
Si poteva arrivare alla vittoria, certo; ma la squadra, durante buona parte della gara, è come rimasta imbottigliata nella ragnatela sapientemente preparata dai pugliesi che hanno chiuso tutti gli spazi e sono poi ripartiti pericolosamente con velocissimi contropiede.
La Paganese, davanti a un’avversaria tosta e quadrata, ha stentato molto per far ripartire la sua manovra di aggiramento di una difesa apparsa arcigna e granitica. Gli azzurro-stellati, nonostante la sapiente regia di Carcione, tornato sulla tolda di comando, sono sembrati lenti e macchinosi per gran parte della gara, trovando grandi difficoltà di sbocco in avanti. Sono mancate le sovrapposizioni sulle fasce laterali; sono mancati gli inserimenti a sorpresa dei difensori d’ala e solo sul finale di gara si sono viste azioni ficcanti; sulla destra del duo Dozi-Caccavallo e sulla sinistra di Vella e Cunzi.
È arrivato il gol di Vella nell’ultima parte della gara; poteva scapparci anche la vittoria in quella specie di concentrato di partita che va dalla mezzora alla fine. L’intensità della manovra azzurro-stellata ha autorizzato per almeno venti minuti, i più intensi di tutta una partita squisitamente tattica, speranze di vittoria; un palo clamoroso colpito da Caccavallo e un rigore non concesso sullo stesso attaccante però hanno sentenziato che la partita dovesse finire in parità.
Un punto in questa delicata fase di campionato, con la squadra che è ben lontana dalla zona minata grazie a una eccezionale prima parte del girone di ritorno, può essere ben accetto.
Certo, avevamo pregustato traguardi diversi, sulla scia di prestazioni ad alto livello seguite da risultati più che positivi. Certo, la squadra autorizzava a sognare perché pareva avere il passo deciso proprio di chi ha consapevolezza della propria forza. Ma non avevamo fatto i conti con la realtà delle cose; non avevamo messo in conto che un paio di indispensabili pedine per rinforzare l’inquadratura a gennaio non erano arrivate, laddove c’era invece necessità di avere un difensore centrale di piede destro e un centrocampista. Solo dopo la gara con l’Akragas si è avuta contezza che la squadra, così come è stata strutturata, purtroppo, non ha avuto tutti i mezzi e le capacità per alimentare sogni di grandezza.
Oggi che è stata accantonata ogni qualsiasi tipo di ambizione bisogna però raggiungere al più presto la quota che autorizza tranquillità.
Dopo di che si potrà pensare seriamente al futuro e a confermare tutti coloro che dovranno costituire la squadra del domani; primo fra tutti, credo, Grassadonia che di certo quest’anno ha fatto un buon lavoro.
Di un malcelato sogno, che fa sempre capolino quando arrivano parecchi risultati positivi consecutivi, resta il rimpianto di quello che poteva essere e non è stato.
Di sicuro c’è la consapevolezza di aver avuto fra le mani una squadra forte, sbarazzina, imprevedibile, anche se a volte sorniona e poco cattiva. Solo sensazioni; qualche rimpianto e qualche recriminazione, sia ben chiaro, perché vediamo tutti quanto stiano penando, con prestazioni altalenanti, per arrivare in alto, Benevento, Lecce, Foggia, Casertana, squadre allestite senza alcun risparmio.
Resta poco di un sogno. Non toglieteci anche quello.
Nino Ruggiero - paganesegraffiti.wordpress.com