Il pareggio tra giallorossi e rossoneri era certamente pronosticabile alla vigilia e, tutto sommato, ha rispecchiato fedelmente l’andamento del derby. Salentini e dauni si sono affrontati a viso aperto, mettendo in mostra spunti tecnici pregiati e diverse occasioni da rete non finalizzate per una questione di dettagli. Certo, la traversa di Rubindopo pochi minuti, nella fase in cui il Foggia ha premuto di più, ha cambiato inevitabilmente l'esito di una sfida che è rimasta, però, sempre vibrante da ambo i lati, con entrambe le squadre che hanno dato la sensazione di poter colpire in qualsiasi momento. E’ stata una partita a scacchi, nella quale ad ogni azione è corrisposta una reazione uguale e contraria. Qualche errore di imprecisione nei disimpegni lo si è visto, ma la qualità ammirata in campo è stata indiscutibile. Partita spettacolare e tirata, quindi, e pari giustissimo tra due squadre che arriveranno all’arma bianca fino in fondo. Non è un caso che, a ostilità chiuse, entrambi i tecnici hanno benedetto il punto senza recriminazioni di sorta. Siparietto al momento dell'uscita di Chiricò per Sarno: i suoi ex tifosi lo bombardano di fischi, come del resto avevano fatto per tutto l'arco del match. E lui, guadagnando la panchina, saluta la Curva dei tifosi foggiani con una certa foga, baciando ripetutamente la maglia rossonera. Ben 17mila spettatori presenti nell'impianto salentino: come ha detto qualcuno, forse solo in Lega Pro si respira ancora profumo di domenica e di pomeriggi assolati (al di là del posticipo singolo). E la gente risponde. Perché, alle improbabili innovazioni di un calcio che non appassiona più, si preferiscono ancora le tradizioni di un tempo.
Sei su sei al Menti per una Juve Stabia come sempre arrembante ma che ha rischiato anche qualcosa nella ripresa. Questa squadra ha oramai organizzazione e precisione tattica, ma diventa normalissima appena cala la tensione. Quando i ritmi sono alti, non ce n'è per nessuno. Se ne è accorto il Cosenza, demolito nella prima mezz'ora proprio sotto l'aspetto dell'intensità di gioco delle Vespe, che hanno creato tantissimo passando inevitabilmente in vantaggio. Meno bene l'inizio ripresa, quando il Cosenza avrebbe potuto pareggiare il conto con un gol divorato da Filippini ed un altro paio di incursioni di Baclet ed Appiah. Passata la paura, la Juve Stabia ha gestito bene la fase successiva. E il raddoppio è arrivato con i silani praticamente sbilanciati, anche se è stato l'occasione per Sandomenico, autore del bis, per dedicare il gol a Cancellotti (che da poco ha perso il papà) con una maglia specifica. Davvero un bel gesto.
Non poteva fare di più l'Akragas nel fortino del Matera, nonostante i sei risultati utili consecutivi. Era un test da non fallire per i lucani, che infatti hanno archiviato la gara già nel primo con i centri di Negro su rigore e, sul finire, di Strambelli, arrivati al culmine di una superiorità schiacciante. Poco Akragas anche nella ripresa, fase in cui il Matera ha gestito le operazioni senza forzare più di tanto. Solo il gol di Gomez, a una decina di minuti dal termine, ha provocato un sussulto di orgoglio negli ospiti, che però non sono riusciti a rendersi efficaci più di tanto, subendo anche il tris in chiusura. Non era di certo questa la sfida giusta per dare continuità al proprio cammino e il risultato poteva essere anche nell'aria, ma si è visto un Akragas eccessivamente arrendevole, specie nei primi 45'.
A Catanzaro Nunzio Zavettieri si sta confermando un po' l'uomo dei pareggi. Del resto era proprio con questo nomea che era stato definito a Castellammare durante la sua esperienza stabiese, numeri alla mano. Secondo 2-2 consecutivo per lui, stavolta nel fortino del Monopoli. Tuttavia non era facile contro una squadra in salute e, finora, la vera sorpresa del girone. Il Catanzaro, da un punto di vista nervoso, ha dimostrato di esserci, di non voler mollare. Tutto ciò testimoniato soprattutto dalla bella reazione avuta nella ripresa dopo lo svantaggio. Dietro, invece, si continuano a commettere ancora errori grossolani. I giallorossi dimostrano specialmente poca lucidità sulle palle inattive, gap ammesso dallo stesso Zavettieri a fine gara. C'è da lavorare, ma i primi passi, seppur lenti, possono far ben sperare. Monopoli rimandato, ma finora ha fatto anche tanto.
Bel pari anche per il Fondi che allunga a tre gare la sua striscia positiva dopo le due vittorie consecutive con Taranto e Siracusa. Merito anche di Stefano D'Agostino, già tra le fila fondane lo scorso anno, che ha cambiato completamente il passo ai laziali nella ripresa dopo essere subentrato a Calderini. La Casertana, invece, ha perso smalto già da un po'. Ha acquisito il vantaggio con Carlini dopo aver diretto le operazioni ma senza pungere con decisione. Poi, dopo l'intervallo, ha calato ritmi e convinzione attendendo un po' troppo gli ospiti che hanno centrato la rete con Albadoro. Pari in definitiva giusto. Per Andrea Tedesco, però, è fiducia a tempo: in caso di stop aCosenza, si passerà oltre.
Sorprende, invece, l'ennesimo stop del Melfi con la Virtus Francavilla. Doveva essere per i gialloverdi la gara del riscatto, peraltro tra le mura amiche, e si è trasformata invece in un incubo. Soprattutto ha stupito la prestazione negativa dei normanni, che pure parevano in crescita di gioco e motivazioni sotto la gestione Bitetto. Davvero impalpabile il Melfi in una gara a dir il vero molto tattica, equilibrata, bruttina e indirizzata giocoforza verso lo 0-0. Alla fine l'ha decisa un guizzo di Abate, subentrato a Prezioso ad inizio ripresa. E la reazione lucana è stata praticamente inesistente. Il Melfi ora è ultimo in classifica, avvolto in un incubo senza fine. E tramortito da una svolta che non arriva mai, neanche negli appuntamenti che sembrano sulla carta più favorevoli. Per i brindisini, invece, è il primo blitz stagionale.
E, mentre l'Andria pareggia a Siracusa lasciando gli aretusei ancora in crisi, il Messina del nuovo corso Lucarellidà continuità alla vittoria di sette giorni prima con la Casertana andando a pareggiare a Taranto, prossima avversaria della Paganese. Buona la prova dei peloritani, che sono passati in vantaggio meritatamente con Pozzebon dopo aver sostanzialmente ridotto i rossoblù alla sterilità. Davvero bruttino il Taranto, che ha avuto una brevissima fiammata di orgoglio solo dopo il pari dell'ex Nigro quando erano trascorsi 15 minuti della ripresa. Troppo poco per il pubblico che, a fine gara, ha fischiato sonoramente gli ionici i quali avevano rischiato di soccombere definitivamente ad inizio secondo tempo con una traversa colpita da Musacci. Determinanti per il trainer rossoblù, Fabio Prosperi, gli ingressi di Lo Sicco e Paolucci e la maggiore libertà di azione concessa a Nigro.
E' crisi nera, infine, per la Reggina, sconfitta anche a Vibo Valentia dopo la dura lezione ricevuta dal Matera. Vibonese che salva la panchina di Costantino legittimando il gol vittoria di Saraniti su rigore con una ripresa attenta e pungente quando se ne è presentata l'occasione. Reggina in pericolosa involuzione, che ha mostrato segni di vita solo per un piccolo lasso di tempo verso la fine della prima frazione, colpendo un palo con Coralli. Dopo l'intervallo, invece, la squadra di Karel Zeman ha mostrato il peggio di se stessa. Scarica e senza idee, pur dovendo recuperare uno svantaggio. E adesso la zona play-out è appena un punto dietro.
Stefano Sica
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