Nella foto, un’incursione di Cicerelli in area di rigore calabrese
Di Nino Ruggiero
Servivano i tre punti, e sono arrivati. Potremmo chiuderla qui, in poche parole, ma qualcosa sulla partita va detto. Paganese dai due volti, quasi come una sfinge. Contraddizioni quante ne vuoi, tanto che non si riesce a capire quale sia il vero volto della squadra, quello definitivo una volta per sempre.
Prima cosa da mettere in chiaro: sono poche le squadre del girone che possono vantare in attacco individualità affermate e consolidate, come Reginaldo e Iunco, e individualità emergenti, come Cicerelli. Contro la Reggina, la Paganese, dopo inenarrabili peripezie e sofferenze, riesce a schierarli tutti e tre insieme; allora è musica per le orecchie di tutti coloro che amano il calcio, fino al momento in cui la condizione fisica di Iunco regge.
Una prima parte di gara che scorre in un amen: giocate di prima, scambi funambolici, difesa ospite in affanno. Due gol all’attivo, ma potevano e dovevano essere più copiosi. Una bella Paganese: quadrata, armonica, diligente, persino irriverente in alcune giocate di alta classe che evocano categorie superiori. Una squadra anche pratica con una difesa finalmente all’altezza del rendimento complessivo della squadra. Abbiamo allora quadrato il cerchio? Macchè! Basta un imbambolamento collettivo, con relativo gol incassato, perché si ritorni all’antico. Ritorna l’atavica paura di non farcela; le gambe sembrano molli, ma non lo sono; gli avversari – quasi graziati da una condotta di gara suicida da parte degli azzurro-stellati – sembrano lupi affamati alla ricerca della preda da sbranare.
Finisce per fortuna con la vittoria, sofferta e anche meritata; forse questo basta e avanza per il discorso che da sempre ci attanaglia: quello della salvezza. Per altri traguardi, bisogna riconoscere che non siamo attrezzati. La fantasia ha il suo sfogo e può sbizzarrirsi srotolando i numeri di alta scuola sciorinati a più riprese nella prima parte della gara. Ma può bastare?
Resta la visione delle due facce; quella bella e autorevole del primo tempo; quella arrancante e indecifrabile della ripresa. Primo tempo: troppo bello per essere vero. Ripresa: troppo brutta perché possa essere accettata. Allora, come la mettiamo?
Nino Ruggiero - paganesegraffiti.wordpress.com