Nella foto – tratta da Sportube – l’attaccante Firenze esulta dopo aver messo a segno il gol del temporaneo 0.2
di Nino Ruggiero
Tre gare e nove punti in saccoccia. Un bottino da primi della classe, non c’è che dire.
Stiamo parlando di una squadra, la Paganese, che, dopo la mezza rivoluzione di gennaio, sembra proprio un’altra compagine. Diciamo subito – a scanso di facili equivoci – che il primo obiettivo che la società azzurro-stellata si è prefissata di raggiungere è la salvezza. Tale era prima, nonostante risultati altalenanti e irritanti, e tale resta anche se le ultime esibizioni, condite da risultati pieni, non lasciano del tutto indifferenti i tanti appassionati che seguono le sorti della loro squadra del cuore.
Diciamola tutta: lo staff tecnico, composto da Ferrigno e Bocchetti nel mese di gennaio, in un clima di scetticismo generale, quando si è trattato di dare una svolta su sollecitazioni della società, ha saputo mettere le mani su un manipolo di giovani di indubbio valore tecnico. Non solo; l’allenatore Grassadonia, che ben conosceva le difficoltà incontrate nella prima parte del campionato, soprattutto nella fase di non possesso e di contenimento, con un reparto arretrato che prendeva gol quasi in tutte le gare, ha reinventato quasi del tutto la difesa che tante preoccupazioni aveva dato a tutto l’ambiente.
Una specie di “come ti erudisco il pupo” per un allenatore che ha dimostrato a più riprese di sapere il fatto suo e di essere in grado di risolvere i problemi che gli si presentavano. In porta è arrivato Liverani dalla Salernitana; al centro della difesa sono stati schierati i due nuovi arrivi, vale a dire De Santis, dalla primavera del Milan e Carillo arrivato dall’Akragas. Liverani fra i pali sta dando dimostrazione di grande sicurezza; De Santis e Carillo, al centro, si completano a vicenda per caratteristiche tecniche diverse. Il primo perché è svelto, rapido, tatticamente irreprensibile; il secondo perché autorevole, possente, dotato di un senso dell’anticipo non comune, per giunta ottimo colpitore di testa. La mossa ha portato Liverani sulla fascia destra, in un ruolo che probabilmente gli è più congeniale. Ha conservato il posto invece Della Corte, che sulla fascia sinistra del proprio schieramento assicura buona copertura difensiva e proposizione offensiva non comune, specie nelle giornate di grazia.
Tre gare e nove punti in saccoccia. Un bottino da primi della classe, non c’è che dire.
Stiamo parlando di una squadra, la Paganese, che, dopo la mezza rivoluzione di gennaio, sembra proprio un’altra compagine. Diciamo subito – a scanso di facili equivoci – che il primo obiettivo che la società azzurro-stellata si è prefissata di raggiungere è la salvezza. Tale era prima, nonostante risultati altalenanti e irritanti, e tale resta anche se le ultime esibizioni, condite da risultati pieni, non lasciano del tutto indifferenti i tanti appassionati che seguono le sorti della loro squadra del cuore.
Diciamola tutta: lo staff tecnico, composto da Ferrigno e Bocchetti nel mese di gennaio, in un clima di scetticismo generale, quando si è trattato di dare una svolta su sollecitazioni della società, ha saputo mettere le mani su un manipolo di giovani di indubbio valore tecnico. Non solo; l’allenatore Grassadonia, che ben conosceva le difficoltà incontrate nella prima parte del campionato, soprattutto nella fase di non possesso e di contenimento, con un reparto arretrato che prendeva gol quasi in tutte le gare, ha reinventato quasi del tutto la difesa che tante preoccupazioni aveva dato a tutto l’ambiente.
Una specie di “come ti erudisco il pupo” per un allenatore che ha dimostrato a più riprese di sapere il fatto suo e di essere in grado di risolvere i problemi che gli si presentavano. In porta è arrivato Liverani dalla Salernitana; al centro della difesa sono stati schierati i due nuovi arrivi, vale a dire De Santis, dalla primavera del Milan e Carillo arrivato dall’Akragas. Liverani fra i pali sta dando dimostrazione di grande sicurezza; De Santis e Carillo, al centro, si completano a vicenda per caratteristiche tecniche diverse. Il primo perché è svelto, rapido, tatticamente irreprensibile; il secondo perché autorevole, possente, dotato di un senso dell’anticipo non comune, per giunta ottimo colpitore di testa. La mossa ha portato Liverani sulla fascia destra, in un ruolo che probabilmente gli è più congeniale. Ha conservato il posto invece Della Corte, che sulla fascia sinistra del proprio schieramento assicura buona copertura difensiva e proposizione offensiva non comune, specie nelle giornate di grazia.
Le sorprese, se proprio così vogliamo chiamarle, arrivano dalla zona centrale del campo. A Pestrin, leader indiscusso del centrocampo, sono stati affiancati elementi di talento: Tascone, Firenze e Mauri. Parto dal primo. Il giovanotto napoletano, che si era già distinto nel primo tempo di Monopoli, ha dimostrato anche a Melfi di avere una vitalità incredibile; proprio quella che mancava alla squadra in funzione di ruba-palloni. Non è un caso, a mio parere, che la prima rete porti la sua firma perché il calciatore si fa vedere in tutte le zone del campo, laddove c’è bisogno di pressing ma anche di proposizione in zona gol.
L’attaccante Firenze, invece, parla già con le reti realizzate: quattro in tre gare disputate. Il giovanotto ci sa fare con il pallone: è vivo, dialoga con i compagni senza eccedere in ghirigori e soprattutto vede la porta avversaria. Mauri, a Pagani già da settembre inoltrato, è quello che ha avuto bisogno di più tempo per ritagliarsi uno spazio nella squadra. Adesso che ha raggiunto una buona forma rappresenta per Grassadonia l’uomo in più perché ha caratteristiche tecniche di primordine e interpreta bene il ruolo di rifinitore.
In avanti, fedele al suo credo tattico, Grassadonia può contare su Cicerelli, fiore all’occhiello della squadra – probabilmente già opzionato da una società di serie B, anche se la società non lo ammetterà mai – su Reginaldo, sprecato per la categoria, e su Bollino che sulla destra è destinato a crescere ancora. Herrera al momento è il jolly che tutte le squadre vorrebbero avere, specie se riuscirà a recuperare completamente la forma fisica.
Starete chiedendovi: allora abbiamo uno squadrone? No. Abbiamo una squadra che finalmente ha una sua dimensione e che può solo migliorare sotto il profilo del gioco e dell’intesa fra i reparti. Per giunta ci sono elementi in panchina come Tagliavacche, Longo, Parlati che quando sono stati chiamati a dare il loro apporto lo hanno fatto con grande professionalità.
Il momento è buono e va sfruttato perché nella vita ci sono sempre momenti buoni e altri meno buoni.
A Melfi, tanto per essere più chiari e onesti – valore tecnico a parte, che è indiscutibile – pure la buona sorte non è stata nemica della squadra azzurro-stellata, come invece capitato in altre occasioni.
Grassadonia, da tecnico intelligente e navigato, d’altra parte sa benissimo che nel corso delle partite non sempre si può avere il controllo costante del pallone, perché in campo ci sono anche gli avversari. Ecco perché molte volte assistiamo a variazioni di ordine tattico; un po’ come avvenuto a Melfi, quando dopo aver conseguito il vantaggio la squadra ha rinserrato le file con l’ingresso in campo prima di Longo e poi di Carrotta.
Per concludere: un traguardo alla volta, per adesso pensiamo a blindare la salvezza.
Nino Ruggiero - paganesegraffiti.wordpress.com