I meno giovani come voi… Vabbè, i meno giovani come noi, ricorderanno il simpaticissimo programma condotto daRenzo Arbore “Indietro tutta”, in particolare lo sketch “Che sta pensando quiz?” (quiz in cui bisognava indovinare cosa stesse pensando una persona in atteggiamento pensieroso). Ebbene, cosa avrà pensato Stefano Maiorano ieri? Qui consentitemi una divagazione. Avevo proposto questo innocente - e secondo me simpatico - gioco agli amici di un gruppo di WhatsApp (loro sanno a chi mi riferisco) e mi hanno letteralmente ignorato. Sappiate che non è bello avere di questi atteggiamenti, soprattutto nei confronti dell’ultimo arrivato. Questo si chiama mobbing. Rischiate seriamente di mortificare il mio ego, incrinare la fiducia in me stesso. E mi rincresce che neanche “’o spion” e l’amico suo (assidui frequentatori di lande desolate e di categoria inferiore), di solito sempre solidali con me e partecipi delle mie fesserie, abbiano ritenuto opportuno perdere un solo minuto del loro preziosissimo tempo, per dedicarne un po’ al mio gioco. Contenti voi…Andiamo avanti, perché, come direbbe Virgilioal Sommo Poeta: “non ragioniam di lor, ma guarda e passa”. Dicevo… Cosa staranno pensando tutti i calciatori che erano qui, fino a gennaio? Immagino che, proprio come nella famosa trasmissione, saranno tutti quanti con un’espressione inebetita, incapaci a trovare almeno un solo motivo che possa spiegare la metamorfosi avvenuta nella nostra squadra. Mi sa che il motivo è proprio il fatto che loro giocano altrove, mentre noi abbiamo trovato dei giovani di valore, con la voglia di emergere e affermarsi. E chi lo avrebbe mai detto! Se è vero che ammettere di avere torto e rivedere le proprie opinioni, dando ragione a chi merita e chi la pensa differentemente da noi, è da persone intelligenti, ebbene, a Pagani, almeno sponda tifoseria, siamo dotati di un quoziente intellettivo sopra la media mondiale, oserei dire. Adesso abbiamo tutti rettificato la nostra opinione iniziale, il nostro scetticismo e sfiducia nel finale di campionato.
Ora veniamo alla più stringente attualità, come direbbe un conduttore del TG1. Quella di Taranto, più che una partita di calcio è sembrata un film di guerra, di quelli che guardavo da piccolo e che vedeva contrapposti l’esercito americano e gli indiani. Gli uni (gli americani) armati fino ai denti delle più letali armi di distruzione di massa dell’epoca, gli altri (gli indiani) che si arrangiavano come potevano, ancora con le frecce, l’arco, le capate e le gomitate. Insomma, non c’era storia nel film, così come non c’è stata partita a Taranto. A dire il vero, un po’ era nell’aria la zingarata di Taranto; c’erano effettivamente tutti i presupposti: noi in grande spolvero, con la consapevolezza di essere in un periodo di grazia, loro, poverini, che più raffazzonati e inguaiati non potevano essere. Diciamo che c’era da scommetterci che avremmo vinto. Ecco qua. E mo ci intossichiamo! La finite o no con queste storie dei flussi anomali di giocate? Possibile che non riuscite a pensare ad altro? Possibile che tra poco scommettete pure se domani pioverà o uscirà il sole? Non vi siete stancati? Non vi sentite ridicoli almeno un po’? Come fate a dire ogni volta la stessa cosa: se perdiamo in casa, ce la siamo venduta la partita; se vinciamo in trasferta, ce la siamo comprata (sempre la partita, è chiaro). Vi rendete conto che conoscete il risultato esatto, marcatori compresi, ma sempre dopo la partita? Io sono un po’ all’antica, questo è vero, ma quanto erano belli i tempi in cui il chiodo fisso, per un uomo, era, in ordine (non necessariamente d’importanza): il macchinone, la squadra del cuore e le femmine. Il vostro chiodo fisso invece? ‘A bullett! Che tristezza.
Eh, per fortuna che ci hanno pensato Firenze & co. a rallegrarmi la giornata. Che gol ha fatto il nostro numero 10?! A ‘sto giro, il buon capitano di giornata, in versione accelerato per Battipaglia, ha affondato il coltello, anziché usare il cucchiaio. Reginaldo ha fatto un pezzo dei suoi (a proposito, in bocca al lupo a Magri per il mal di testa). Voglio porre sotto i riflettori, l’autore dell’ultimo gol: Parlati. Credo fortemente che uno dei segreti (neanche tanto segreto poi) di questo cammino imperioso sia davvero il gruppo, come sostiene il mister. Parlati è entrato dalla panchina carico come una molla, si è lanciato come un ossesso su un pallone vagante a centrocampo, con la partita virtualmente finita. Il ragazzo ha trovato anche un bel gol. Vorrei, a tal proposito, lanciare una campagna di sensibilizzazione: chi può, accorresse al campo di allenamento per abbracciare questo ragazzo e gioire con lui per il primo gol (almeno credo) tra i professionisti. Quei fetenti dei compagni di squadra, mentre il piccolo Samuele non sapeva cosa fare, tanta era la gioia per il gol, non l’hanno degnato di uno sguardo, di un abbraccio, di una pacca sulla spalla. Sai, Samuele, ti capisco: anche io, come te, sono vittima di bullismo, come ho scritto prima e quindi hai tutta la mia solidarietà. Cosa vuoi farci? Tipi come i miei amici WhatsAppari, i tuoi compagni di squadra e i bullettari del “tanto lo sapevo già che finiva così, lo stanno dicendo da giorni”, non meritano la nostra attenzione. Anche per loro, soprattutto per i bullettari, restano valide le parole di Virgilio al Sommo Poeta: “non ragioniam di lor, ma guarda e passa”.
Alberto Maria Cesarano
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