Adesso, invece, il pareggio con la Sicula Leonzio, da quello che sento, accontenta quasi solo De Sanzo che nella consueta conferenza stampa del dopo partita ha, da buon padre di famiglia, elogiato la prova dei suoi ragazzi.
Le cose della vita! Nel calcio, quando devi rincorrere un traguardo lontano, dovresti filare come un treno, non dovresti avere pause, non dovresti pensare ad altro che a cogliere la vittoria piena. Ma è umanamente possibile conseguire vittorie domenica dopo domenica, dopo aver sprecato un girone di andata disputato all’insegna di una media che prevedeva un passivo di non meno tre gol a partita?
Ecco, a dire il vero, la squadra dopo gli innesti di gennaio sta acquistando una dimensione diversa; una dimensione che – se attuata nelle fasi iniziali del campionato – probabilmente avrebbe potuto portare a risultati e ad aspettative diverse. Il tempo oggi è tiranno e non concede proroghe. Altro sarebbe stato – infatti – se i progressi che adesso registriamo si fossero avuti almeno qualche mese fa, diciamo perlomeno a metà del girone di andata.
Ma qui entriamo nel campo dei rimpianti e dei rimorsi che – purtroppo – soprattutto nel calcio, non portano a niente.
La situazione in cui versa la Paganese è sotto gli occhi di tutti. Le cosiddette squadre concorrenti, quelle che potrebbero essere aritmeticamente agganciate nel novero degli otto punti di distacco che lasciano una porta aperta alla speranza per la disputa dei play-out, camminano spedite, anzi addirittura corrono. Il Bisceglie era stata indicata come la squadra più vicina ai sogni di rivalsa della Paganese, più abbordabile, meno forte delle altre; ma i numeri del girone di ritorno che riguardano la squadra pugliese non sono dello stesso parere. Il Bisceglie è vivo e vegeto e domenica addirittura ha messo sotto l’ambizioso Catanzaro. Allora che si può fare?
Sogni e bisogni. I numeri, che difficilmente sbagliano, perché non fanno opinione, dicono che la Paganese dovrebbe vincere domenica dopo domenica e contemporaneamente sperare che le avversarie, ritenute alla propria portata, rallentino la loro corsa. La squadra per avere ancora speranze di salvezza indiretta, che è l’unica ancora aritmeticamente possibile, dovrebbe avere un passo da prima della classe. Può farlo? L’impresa è disperata, ma qualche progresso registrato nelle ultime gare autorizza a non abbattersi prima del tempo.
Certo – una volta sistemata la fase difensiva – ci sarebbe bisogno di avere a disposizione elementi che possano fare la differenza in avanti, come Cesaretti e Scarpa in buona salute, forse anche di Fornito che quest’anno si è visto poco, anzi pochissimo.
Il resto, quel poco che resta, lo deve fare Fabio De Sanzo evitando, se è possibile, di schierare contemporaneamente Di Renzo e Parigi, due bravi attaccanti-boa che però hanno le stesse caratteristiche. Un pizzico di inventiva e di velocità in verticale in avanti non guasterebbe.
Concentriamoci adesso sulla Reggina che domenica sarà al “Marcello Torre”. Una Reggina che – dopo la rivoluzione di gennaio – è solo la lontana parente della squadra che stentava a decollare nella prima parte del campionato.
Nino Ruggiero