27.5.19

I miracoli sono cosa seria.

Due tempi, due partite, due Paganese. Una sola conferma: quella di un’annata sportiva segnata, anonima e inconcludente.

Quella che ieri doveva essere la partita della verità ha visto in campo una Paganese timorosa e incerta nel primo tempo, un po’ come capitato nella prima parte di campionato, quando la squadra incassava una media di tre gol a partita. L’apparato difensivo ha stranamente imbarcato subito acqua da tutte le parti, tanto che si è temuto di essere travolti con un punteggio mortificante.

Gli attaccanti del Bisceglie sono sembrati dei marziani, svelti, rapidi, ficcanti: arrivavano da tutte parti vanamente contrastati da un filtro inefficace a centrocampo e da difensori apparsi in difficoltà nei confronti di brevilinei che sembravano avere l’argento vivo addosso.

Un primo tempo disastroso concluso con il punteggio di quattro reti a uno, senza scampo.

I miracoli sono una cosa seria e – si sa – avvengono raramente. La Paganese, in ambito sportivo e forse profano, dopo aver precedentemente agguantato per i capelli i play-out, ha provato anche ad agganciarne un’altro di miracolo sul filo di lana cambiando atteggiamento mentale alla ripresa del gioco. La squadra azzurro-stellata ha cambiato letteralmente volto. Grazie anche ai cambi effettuati, si è rivista la migliore Paganese del campionato e si è rivisto lo scatenato Scarpa dei tempi migliori nel ruolo di regista offensivo, coadiuvato dal redivivo Fornito, finalmente autore di una prestazione all’altezza della sua fama e da un Della Corte che ha dato lustro alla corsia di sinistra. Una Paganese diversa: aggressiva, padrona del campo, rivitalizzata da nuove energie ma soprattutto convinta di poter dire la sua parola in un incontro che nella prima parte della gara l’aveva vista rassegnata nei panni del pugile suonato messo irrimediabilmente all’angolo. Ne ha usufruito la manovra d’attacco e Cesaretti ha potuto esprimere la sua potenzialità in zona gol. Mossa tattica tardiva? Non si sa. Ma dobbiamo anche capire e giustificare l’operato e le scelte dell’allenatore Erra: aveva confermato, come si fa di solito, la squadra che aveva vinto la gara di andata. Gli si può dare torto? Crediamo proprio di no.

Sul risultato di 4 a 3 è poi entrato in gioco l’aspetto psicologico che nel calcio – si sa – gioca un ruolo importantissimo. Il Bisceglie ha temuto il peggio ed è stato più di una volta sul punto di capitolare perché la paura si è impadronita dei suoi elementi più rappresentativi che non riuscivano più a connettere e a dialogare.

Poteva esserci il clamoroso aggancio alla parità e al miracolo agognato; e nessuno avrebbe potuto gridare allo scandalo. Ma non è stato così. Di una sola cosa dovremmo essere certi: i ragazzi in maglia azzurro-stellata hanno dato il massimo delle loro possibilità. Purtroppo non è bastato. E sapete perchè? per il semplice motivo che i valori tecnici non si inventano e nel calcio contano molto. Il solo impegno non basta.

Questo è il calcio. Inoltre inutile recriminare. Con i “se” e con i “ma” non si va da nessuna parte e poco conta che la Paganese abbia finalmente giocato un secondo tempo all’altezza delle aspettative.
Adesso che il calcio giocato è proprio finito, ci sarà spazio per il calcio amministrativo, quello dei regolamenti, delle rinunce e – si spera – delle riammissioni. La Paganese si candida autorevolmente in quella che sarà la corsa per non perdere la serie C anche in questa particolare gara di salvataggio.
Crediamo di aver detto tutto. C’è da fare solo una considerazione finale, peraltro sempre enunciata – senza mai affondare il dito nella piaga – nel corso del suo sfortunato campionato. La squadra ha scontato fin dal primo momento le troppe manchevolezze in ruoli chiave in linea tecnica e gli innesti di gennaio hanno solo colmato in parte qualche lacuna. Di più, probabilmente, con il materiale umano a disposizione, in fatto di rendimento e di risultati non si poteva fare.

Nino Ruggiero