27.5.19

La Paganese vista da...Bisceglie: notte di lacrime e preghiere.

Mi rifaccio ad una frase di una canzone di Antonello Venditti, Notte prima degli esami, il mio cantautore preferito che ascoltavo quando, agli inizi degli anni ottanta, seguivo dal vivo la Paganese. Sabato ero a Bisceglie, in curva anche se avevo l'accredito in tribuna, perchè queste sono gare da tifoso. Sino all'ultimo sono stato combattuto nell'andare o meno a Bisceglie, queste sono gare che non mi piacciono, sono quelle come mi disse ieri l'amico Alberto Cesarano che "Ti penti di essere tifoso". Solo chi lo è visceralmente può capire. L'amico fraterno Carlo Avallone, con il quale ho condiviso stagioni indimenticabili tra Eccellenza e Serie D, anche in prima persona, ha condizionato la scelta e con figli al seguito abbiamo intrapreso la trasferta della speranza pugliese. Alla fine sono stato contento di averla vissuta dal vivo, non certo per il risultato finale, ma perchè ho avuto, qualora ce ne fosse stato bisogno, la testimonianza di una passione vera, di quei 350 malati della Paganese che sabato hanno superato loro stessi e l'amore verso la squadra della propria città. Una curva innamorata che ha aspetta in silenzio, mentre la squadra sembrava un pugile alle corde che veniva bersagliata di pugni, l'arrivo di un'altra costola che aveva smarrito la strada. Nel frattempo mi ritrovavo seduto, sul 4-1, incredulo che tutto fosse vero. Sciolti al timido caldo di Bisceglie, deliziosa cittadina pugliese, con il pubblico locale privo di ultras, in sciopero contro la società, che non credeva ai suoi occhi. A dieci minuti dalla fine, finalmente giungevano gli Urban Kaos. L'orribile primo tempo della Paganese stava andando in archivio, ma stava scendendo in campo la Curva Nord e la sua passione è stata trascinante e commovente. Un grido, quando tutti gli stendardi erano presenti e la coreografia era pronta, s'è innalzato: "Cantiamo per la nostra città" e la santabarbara del tifo è entrata in scena tra lo stupore dello stadio "Ventura" ed i tifosi di casa che increduli guaradavano cosa stava succedendo nel settore ospiti di una tifoseria la cui squadra era sotto di tre reti. Ad un certo punto vedo il settore gradinata, occupato dai tifosi del Bisceglie, applaudire in blocco coreografia e cori della nostra Curva, impareggiabile per amore e passione con gente che dimenticava il risultato e cantava solo per orgoglio. Una scena ed emozioni che non dimenticherò mai, vissute con mio figlio a fianco.

Lì è cambiata la storia del secondo tempo. I rulli dei tamburi e l'incessante e ritmato battimano mettevano le ali ad un'altra Paganese che usciva trasformata dagli spogliatoi. S'era ancora sul 4-1 ed il mio sguardo era verso l'orizzonte del mare, mentre assistevo alla retrocessione in diretta. Alla mia sinistra scorgo il mitico "Salvatore o' contestatore": se ne stava da solo sul muretto di cinta della curva con lo sguardo fisso al campo, senza tradire emozioni, consapevole del destino che stava accompagnando la sua amata Paganese. E' un'altra fotografia di quel pomeriggio di amarezza per chi segue da anni la stella. Poi il sussulto con il 4-2 che non mi smuove più di tanto, mentre mio figlio m'invita a crederci. Ne ho viste tante, la fiducia però non mi viene in soccorso, ma il 4-3 di Alberti, a venti minuti dalla fine, farebbe resuscitare anche i morti. La curva intanto canta incessantemente, loro ci credono sempre, loro hanno preso il fango in faccia da questa squadra sui campi di mezz'Italia. Il miracolo è possibile, ci crediamo, il tempo c'è, i cross si susseguono come un paio di occasioni, il Bisceglie è sulle gambe, sfioriamo il pareggio, Scarpa è l'ultimo ad arrendersi da buon capitano. Ma il destino è compiuto, è scritto. Era scritto da inizio stagione, da chi aveva deciso di creare questa squadra con presunzioni tecniche, sbagliando valutazioni a ripetizioni nonostante le esperienze negative del passato. La Paganese retrocede in Serie D alle 19.50, la Curva Nord è promossa in Serie A. Inizia la notte delle lacrime e delle preghiere, sperando in una riammissione difficile che non cancellerebbe lo scempio tecnico di questo campionato che meriterebbe profonde riflessioni sul futuro. Le ultime immagini sono le lacrime di mio figlio e quelle che versa Ciccio Scarpa, l'unico ad avere il permesso di avvicinarsi sotto la curva, accompaganato da Cesaretti. Gli altri vengono respinti con una civile contestazione che forse avrebbe dovuto avere altri destinatari.

Peppe Nocera
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