Da una prima impressione (a Bari) a una seconda (a Pagani). La premessa, da tenere sempre presente, onde evitare che possano essere emessi giudizi frettolosi in tema di valutazione complessiva, anche questa volta, è che si tratta di calcio d’agosto; indicativo, palpabile, mutevole.
Contro l’Avellino, in una partita in cui la Paganese – giocando in casa, con l’obbligo di dover tentare di arrivare al risultato pieno – non poteva esprimersi tatticamente allo stesso modo di Bari, qualcosa non è andato proprio liscio.
Non farò mai riferimento, per convinzione concettuale, ai numeri che riportano agli schieramenti da lavagna e che a mio parere cozzano con un gioco di movimento qual è indubbiamente il calcio; ma va da sé che ogni gara ha una storia.
Quella con l’Avellino, più che quella con il Bari, ha lasciato qualche dubbio sulla consistenza dell’inquadratura della squadra azzurro stellata; sempre che effettivamente esista il progetto di allestire una compagine di tutto rispetto, da non confondere con quella dello scorso anno. È mancato il salto di qualità sperato.
La difesa non ha soddisfatto le attese generali. Poco da dire sul portiere Campani mai impegnato, ma i difensori si sono trovati a mal partito specie nel controllo dell’indemoniato Alfageme. Mi auguro che Stendardo ritrovi al più presto il suo ruolo al centro della difesa.
La manovra è apparsa poco lineare, ancorché appoggiata sulle due fasce laterali da Carotenuto e Perri, apparsi già in buona forma. Alla squadra, in particolare, è mancata l’esperienza di Caccetta, tenuto prudenzialmente a riposo; Gaeta, chiamato a sostituirlo, ha giocato una buona gara, sia chiaro, ma l’esperienza non s’inventa dalla sera alla mattina e alla squadra sono mancati i collegamenti tra centrocampo e attacco che proprio Caccetta aveva assicurato a Bari.
Il duo di attacco Diop-Alberti deve trovare ancora un affiatamento; lo troverà però giocando anche se il campionato è già alle porte. È beneaugurante però che Diop abbia trovato la via della rete anche se solo su rigore. Deve ancora emergere il talento di Dammacco; qualcosa di buono in pochi minuti di impiego lo ha fatto vedere in termini di velocità e freschezza il giovanissimo Guadagni, classe 2001.
In Puglia, Alessandro Erra – al cospetto di una squadra dalle grosse potenzialità tecniche – aveva pensato di rinforzare gli ormeggi difensivi e di dare consistenza ed equilibrio alla propria inquadratura. In questo aveva centrato l’obiettivo e la Paganese aveva fatto la sua buona figura denotando uno spirito tattico di tutto rispetto.
Contro l’Avellino, contro una squadra cioè più abbordabile sulla carta, non fosse altro per il fatto di essere partita con ambizioni diverse rispetto al Bari e in netto ritardo di preparazione, si è avuta chiara l’impressione che al momento, con l’attuale inquadratura, ogni sogno di grandezza deve essere momentaneamente accantonato.
Intendiamoci, nessuno in casa Paganese ha mai preteso di avere una grande squadra, sarebbe da pazzi e da inguaribili sognatori; ma nemmeno è possibile sognare sempre a occhi aperti e pensare di arrivare a traguardi di minima con una squadra incompleta che si impegna anche al massimo ma che non può dare, in linea di qualità, quello che la sua esigente tifoseria si aspetterebbe.
I ragazzi di Erra hanno tutti buone potenzialità e devono crescere giocando: non ce n’è uno che non abbia qualche dote positiva; sono ventenni pieni di energie e matureranno buone esperienze nel corso del campionato. Ma altri sono i calciatori che potrebbero far fare alla squadra il famoso salto di qualità; sono quelli che ci vorrebbero ma che non è facile far arrivare a Pagani perché il bilancio societario non lo consente. Facciamocene una ragione e attendiamo tempi migliori, quando gli interessi della società riusciranno a sposarsi con quelli di qualche calciatore importante che ancora non si decide di accettare la corte spietata di Raffaele Trapani.
Nino Ruggiero - paganesegraffiti.wordpress.com