I nodi vengono sempre al pettine. E vengono nel momento della verità, quella che non può essere equivocata o contrabbandata. Altro che gara del riscatto! La Paganese contro il Monopoli toppa di brutto e rischia un cappotto tipo Ternana, quando, sempre in casa, ne prese quattro nella seconda giornata di campionato. Solo che la Ternana è la pretendente più autorevole alla vittoria del campionato e il Monopoli, invece, è la squadra che nelle ultime quattro gare le aveva sempre prese di brutto; ultima la sconfitta per quattro a zero rimediata mercoledì scorso ad Avellino.
Al “Marcello Torre”di Pagani i ragazzi di Scienza hanno praticamente raccolto quello che graziosamente la Paganese ha loro offerto su un piatto d’argento. Dopo il primo quarto d’ora di gioco in cui i pugliesi hanno pensato solo a controllare gli avversari, qualcosa è scattato nella testa dell’allenatore del Monopoli. Probabilmente Scienza si è reso conto di quanto insulsi fossero i tentativi di attacco della Paganese e soprattutto deve aver intuito che in fondo non era il caso di pensare solo al pareggio, cui all’inizio puntava. Quella Paganese d’emergenza, orfana di calciatori importanti come Onescu, Sirignano, Benedetti, poteva essere messa alle corde con ficcanti azioni di contropiede e si poteva tentare di portare a casa l’intera posta in palio. Questo deve aver pensato l’allenatore del Monopoli perché nel secondo tempo, dopo una prima fase di studio, senza tiri in porta da una parte e dall’altra, i pugliesi hanno cambiato marcia. Hanno capito come funzionava il cosiddetto gioco della Paganese basato solo su lanci lunghi dalla difesa a scavalcare il centrocampo; hanno bloccato Scarpa sulla trequarti campo con marcature asfissianti e risolute, al limite dell’agonismo puro; hanno stretto in una morsa implacabile Diop costretto a sgomitare tra due-tre avversari senza possibilità di sbocchi.
Fatto questo, bloccati gli uomini dalla personalità più spiccata, bisognava solo tentare la via della rete. Il Monopoli lo ha fatto con naturalezza sfruttando le manchevolezze degli azzurro stellati assenti soprattutto in fase di filtro a centrocampo. Non altrimenti, Paolucci avrebbe avuto tutto il tempo e la possibilità al 49’ di recuperare un pallone a centrocampo, involarsi solo soletto a grandi falcate verso l’area di rigore della Paganese e castigare Campani con un gran tiro dalla distanza. Ancora sei minuti e Monopoli al raddoppio con Lombardo bravo a sorprendere su calcio di punizione l’incerto Campani proprio sul palo di competenza. La Paganese? Poco pervenuta: un solo tiro verso la porta di Menegatti al 68’ da parte di Diop su cross dalla sinistra di Squillace.
Ci chiediamo: si può continuare così? L’ultima gara dell’anno, che non corrisponde alla conclusione del girone di andata, si giocherà mercoledì ancora in casa; questa volta arriverà il Foggia. Poi ci sarà la pausa del campionato e verosimilmente ci sarà da tracciare – da parte della società – un bilancio di questo primo scorcio di anno calcistico.
Non ci vorrà la zingara per dire che cosa è mancato alla squadra fino a questo momento. Si puntava ad un campionato tranquillo all’inizio, ma anche i programmi di minima hanno dovuto fare i conti con la realtà. Quella attuale è una squadra che ha bisogno di innesti mirati soprattutto nella zona centrale del campo; quando non c’è spina dorsale è ovvio che si perda la tramontana nei momenti critici che una partita di calcio presenta. Nessuna bocciatura per i tanti under che compongono la rosa; hanno recitato la parte loro affidata con professionalità e serietà. Ma nel calcio c’è bisogno di avere gli uomini giusti al posto giusto; soprattutto quando ci si riferisce al ruolo di regìa che non può essere affidato a uno qualsiasi. Non è più il tempo degli apprendisti stregoni: la classifica piange. In determinati posti ci vuole gente di mestiere e che abbia, nel ruolo, una spiccata personalità.
Ma questo crediamo che lo abbiano capito tutti; ancora meglio Raffaele Trapani e Filippo Raiola.
Nino Ruggiero
(da Il Quotidiano del Sud, edizione Salerno, del 21.12.2020)