7.12.20

Il principio del tornaconto.

DI NINO RUGGIERO

I miracoli calcistici sono tali perché avvengono raramente. A Pagani, stadio “Marcello Torre”, terra di conquista, di miracoli se ne vedono davvero pochi, specie negli ultimi tempi. L’allenatore della Paganese, Alessandro Erra, fidava molto sull’equilibrio tattico della sua squadra. Era consapevole della forza del Bari. Lo aveva ribadito proprio alla vigilia della gara, aggiungendo che ci sarebbe voluta, oltre all’equilibrio tattico di cui è giustamente sostenitore, anche una prova di grande carattere per riuscire a contenere la prevedibile superiorità tecnica degli avversari.

La buona prova della Paganese c’è stata; anzi a dire il vero la squadra – a dispetto del risultato – ha disputato una delle partite casalinghe più intense di quest’anno. Ma che volete, le squadre costruite per vincere sanno vincere anche quando giocano male, anche quando sembra che da un momento all’altro possano capitolare. E sapete perché? Perché hanno giocatori di livello superiore, calciatori che hanno mestiere e badano spesso più alla sostanza che al bel gioco.

Il Bari di Gaetano Auteri, squadra costruita senza alcun risparmio, senza badare a spese, ha applicato quello che in economia si chiama principio del tornaconto. Ha giocato con impegno certosino; non ha mai dato l’impressione di poter debordare e schiacciare gli avversari ed ha poi raccolto il massimo con il minimo sforzo. Il principio del tornaconto può essere validamente applicato soprattutto se viene utilizzato da squadre ciniche e spietate, quelle squadre che vengono costruite con elementi che costano un occhio della fronte e che vincono anche con un solo tiro in porta perché hanno atleti che danno del “tu” al pallone. Contro queste squadre, per aspirare al successo bisogna avere non solo i garretti buoni; bisogna raddoppiare e triplicare gli sforzi, chiudere tutti gli spazi e far sentire il fiato sul collo ai suoi elementi più rappresentativi. Bello a dirsi. La realtà invece deve fare i conti con i mezzi che una squadra modesta come la Paganese ha a disposizione; con l’intensità agonistica che difficilmente può essere contrapposta alla classe pura per novanta e più minuti; con la buona sorte che di solito accompagna i più forti ; infine, con l’imponderabile che nel calcio è sempre dietro l’angolo.

La gara con il Bari è stata molto equilibrata. Alla maggiore intraprendenza della Paganese ha risposto una disposizione tattica lineare e concreta dei pugliesi, compatti in difesa con calciatori che giocano senza fronzoli, efficaci a centrocampo con un Maita eccezionale, uno di quei giocatori che non si inventano nella zona nevralgica del gioco; un regista vero.
Gli azzurro stellati, orfani di Sirignano in difesa ma con un Cigagna all’altezza della situazione, sono stati propositivi soprattutto sulle due fasce laterali. A sinistra hanno imperversato Scarpa e Squillace; a destra si è rivisto un ottimo Carotenuto, specie nel primo tempo, un ragazzo che ha buone potenzialità quando si propone in avanti e che negli ultimi tempi è cresciuto parecchio. Peccato, ma non è una novità, che la squadra abbia dovuto far leva solo sugli spunti dei calciatori di fascia e non sia mai riuscita a imbastire manovre decenti a centrocampo, saltandolo letteralmente con lanci lunghi e non sempre precisi.

Adesso, con una settimana di riposo a causa dell’esclusione del Trapani, l’allenatore Erra ha tutto il tempo per fare il punto della situazione e per chiedere, se del caso, alla società qualche rinforzo mirato, in vista della campagna invernale di calcio mercato. 

Chiedere rinforzi non implica bocciature per nessuno. I ragazzi, soprattutto gli under, ognuno per il ruolo che attualmente riveste, stanno dando il massimo e sono tutti elogiabili per l’attaccamento ai colori sociali. Il che, però, non significa che non ci sia bisogno di rinforzare la squadra in qualche ruolo fondamentale. 

Scusate, se non siete d’accordo, ma è così!

Nino Ruggiero
(da Il Quotidiano del Sud, edizione Salerno, del 6.12.2020)