19.9.23

Siamo uomini o caporali?

DI NINO RUGGIERO

Inizio con una premessa indispensabile per capire a fondo come funzionano le cose tra i dilettanti.

Si sapeva da tempo che il Nardò non aveva lo stadio di casa a norma. Lo sapevano bene soprattutto i dirigenti della squadra pugliese che addirittura non avevano nemmeno presentato la domanda di ripescaggio della squadra in serie C pur avendo vinto la finale play-off contro la Cavese. Cosa voglio dire? Semplice: quelli che si dovevano muovere in tempo per assicurare la normale presenza del pubblico in una normale partita di calcio qual era Nardò-Paganese, pure su un terreno di città relativamente vicina (Matino), hanno dormito il sonno dei giusti. Addirittura, fino al giorno precedente l’incontro, non è stato possibile sapere come si sarebbe svolta la gara e con quale cornice di pubblico.

Provvedimenti restrittivi in tema di partecipazione a una gara di calcio sono previsti per calamità naturali, sommosse, scioperi nazionali, precedenti critici tra tifoserie, non certo per una normalissima partita di calcio da disputare su un terreno di gioco segnalato alla Lega e quindi – ragionevolmente – stimato e autorizzato come agibile. Da dove viene fuori, allora, il provvedimento di chiusura per la tifoseria paganese comunicato solo nella tarda giornata di sabato? Misteri. Ci chiediamo: è normale questo tipo di procedura? Il buon Totò, in proposito, si sarebbe interrogato: siamo uomini o caporali? Meglio poi non toccare proprio il tasto della trasmissione in diretta della partita… lasciamo perdere!

Calcio giocato. La Paganese ha confermato le buone impressioni destate nella prima di campionato. Contro il Nardò, che è una signora squadra, i ragazzi di Massimo Agovino hanno giocato una più che buona partita. Fedele a una massima che funziona ancora nel calcio (squadra che vince non si cambia), l’allenatore della Paganese ha ripresentato la stessa formazione della scorsa settimana, con la sola variante di Iannone al posto di Mancino ancora alle prese con una botta rimediata alla spalla. La squadra ha interpretato bene il copione della gara ed è riuscita a imbrigliare la manovra di centrocampo degli avversari grazie anche a una invidiabile condizione fisica.

Bene la difesa imperniata sul duo centrale Esposito-Galeotafiore, bene anche anche i due difensori laterali De Feo e Semonella. Quest’ultimo ha sofferto le accelerate del suo avversario di fascia ma non si è mai arreso. Credo che sia stato sostituito a inizio ripresa solo per soppesare le qualità difensive del neo arrivato Ianniello nel momento del bisogno.

A centrocampo, Langella ha dettato legge; si è schierato anche a protezione della difesa, ma ha anche orchestrato la costruzione del gioco con lanci illuminanti. Gli altri due che formano la cerniera di centrocampo, Del Gesso e Coquin, hanno recitato bene la loro parte. Sempre più in palla proprio Coquin nel momento in cui bisognava premere il piede sull’acceleratore per mettere in difficoltà la difesa avversaria. Stavolta per il francesino è mancato l’appuntamento con il gol ma i suoi inserimenti in avanti hanno sempre portato scompiglio nella difesa avversaria. In avanti la manovra si è sviluppata ancora una volta in verticale e Orefice è stato una vera faina quando ha intercettato, all’inizio del secondo tempo, un delizioso invito di Porzio e ha fatto secco il portiere pugliese.
Poi, per la verità, una volta arrivati al vantaggio, la squadra ha pensato soprattutto a difenderlo. Lo ha fatto bene, soprattutto quando è entrato De Franco a portare i suoi centimetri sui palloni alti, e non è stata nemmeno fortunata quando è incappata in un autentico infortunio difensivo, che è costato il pareggio, quando mancavano pochi minuti alla fine. Protagonista il portiere Pinestro, invero sfortunato all’ennesima potenza; dopo aver intercettato a mani aperte un autentico siluro scagliato da buoni trenta metri si è trovato sulla ribattuta il pallone letteralmente addosso senza poter intervenire. Un’autorete da “mai dire gol”; capita, nel calcio non bisogna mai meravigliarsi di niente…

Conclusioni. Il pareggio lascia l’amaro in bocca per come è arrivato ma non si può nemmeno dire che il Nardò abbia rubato alcunchè. La Paganese sta crescendo e probabilmente crescerà ancora adesso che Agovino ha più carte da giocare a disposizione. È importante, però, non snaturare il gioco espresso fino a questo momento cercando di mettere quanta più benzina possibile nelle gambe. C’è bisogno di più continuità in assoluto, e non è facile perché in campo ci sono pur sempre gli avversari.
È un calcio dispendioso quello voluto da Agovino, ma assicura equilibrio tattico ed equidistanza tra i reparti. Ecco, proprio un calcio d’avanguardia; tutti (quasi) avanti e tutti (quasi) indietro, a seconda di chi ha il possesso del pallone. Per attuarlo ci vogliono garretti sani accompagnati da tanta determinazione e personalità. Le premesse per un buon campionato pare ci siano tutte. Ma ogni domenica ci sarà la prova del nove. La prossima in casa con il Matera.

da paganesegraffiti.it