Ed ora? Ed ora si guarda indietro. Perchè la reale situazione del Perugia, all’indomani della sconfitta di Taranto, è meno “fantacalcistica” di quanto si pensi.
E’ vero infatti che di squadre sotto i grifoni ne hanno diverse (sei più le altre quattro che al momento andrebbero ai playout) ma è vero al tempo stesso che i punti che separano la truppa di Pagliari dalla Paganese quintultima (la Paganese allenata da quell’Ezio Capuano che ha più di una volta imbrigliato il Grifo, persino al Curi) e che domenica arriva a Pian di Massiano, sono appena due.
Dunque, è cosa buona e realistica mettersi a fare i conti. Guardare il calendario, le otto gare che mancano alla fine. Reale e fantastico si confondono, si va quasi nel grottesco ma i numeri sono numeri: quattro scontri diretti. E non quattro incroci con avversari che stanno sopra, ma con quelli che stanno sotto. Squadre che in questo momento più dei grifoni temono lo spauracchio playout, ma appuntamenti da non fallire per i biancorossi pena il rischio stavolta più che concreto di una coda semplicemente inimmaginabile all’inizio di questa stagione da supplizio.
Non si tratta di masochistico allarmismo, ma soltanto di reale presa di coscienza di una situazione che dopo l’insipido stop di Taranto deve quantomeno mettere all’erta.
Una corsa, quella perugina verso il salvataggio della “pelle” (leggi categoria), che come tutte le corse ha i suoi pro e contro. Eccoli.
Calendario interno. Partendo dal presupposto che ogni scontro diretto è difficilissima storia a sè, dei quattro di cui sopra il Perugia ne affronterà tre in casa. Come si vede dal grafico in pagina, i “big match” che attendono i grifoni al Curi sono quelli con Paganese (domenica prossima), il derby col Foligno del tre maggio e la gara “fratricida” tra i due Pagliari contro il Lanciano all’ultima giornata. In più c’è il match con la Pistoiese, in lotta comunque per abbandonare l’ultimo posto. Unico confronto caldo in chiave playout è quello di Marcianise del 25 aprile.
Calendario esterno. Sicuramente “contro”. Oltre all’accennato match di Marcianise, le altre tre uscite biancorosse saranno su infuocati campi in corsa playoff: Foggia, Arezzo e Crotone. Della serie, scusate se è poco. Anche se l’auspicio è che la penultima in Calabria e l’ultima in casa contro il Lanciano dell’altro Pagliari siano match utili al massimo per gli avversari del Perugia.
Individualità. Tornando ai “pro”, è chiaro come il sole che le individualità che il Perugia ha in rosa sono semplicemente dei lussi per le altre ipotetiche concorrenti nella corsa playout. Gente come Mazzeo (che anche in Puglia domenica ha dimostrato di essere l’unica vera luce biancorossa), Del Core (unica battuta a vuoto sin qui della sua esperienza biancorossa è stata l’espulsione di Taranto) e Cutolo, ma anche i vari Mezavilla, Gatti, De Giorgio, Pizzolla e Ferrari, possono dare un contributo importante quando una giocata può essere più che sufficiente per portare a casa un risultato importante. Carattere. Ma, e questo è un altro “contro”, tali individualità spesso sono sommerse da una carenza generale di carattere che lascia spesso esterrefatti. La partita di Taranto, ma anche il primo tempo con la Ternana, ne sono ennesime tristi dimostrazioni stagionali. Perchè, e questa non è colpa nè di Pagliari nè di Sarri, nella scelta di un giocatore non possono bastare soltanto indubbie qualità tecniche. E quando i punti “scottano”, di carattere ce ne vuole a palate per farli propri.
Condizione fisica. Nè pro ne contro, ma un punto interrogativo. Perchè il Perugia brillante dei match con Potenza e Juve Stabia (soprattutto), si è ripetuto per metà con la Ternana e su per giù per mezzora a Taranto. Dove i grifoni, pur tenendo in mano il match quasi per tutta la durata, hanno spinto con una certa brillantezza soltanto nei primi 25 minuti. Calo momentaneo o “rosso” nel serbatoio? Staremo a vedere.
MICHELE MILLETTI - Il Messaggero