2.4.09

Bazzani, quando il gol è una liberazione.

«Volevo esplodere la mia gioia sotto la curva, a Pagani dovrò concedere il bis».

PESCARA. E' tornato a volare. Il suo tocco magico contro il Foligno ha fatto esplodere lo stadio Aragona di Vasto. Fabio Bazzani sembra finalmente tornato quello di una volta. «Mi sento bene e a Pagani voglio vincere, magari segnando anche un gol», ha detto l'attaccante del Pescara, che racconta il suo ritorno al gol e parla anche della sua importante carriera, che quest'anno vive una tappa importante in riva all'Adriatico.

Fabio Bazzani, finalmente è tornato a segnare.
«Ci voleva. Era da tempo che non andavo sotto la curva per fare esplodere la mia gioia. Sono felice per il gol, ma soprattutto per la vittoria del Pescara».

Domenica ha giocato in coppia con Laens. Come si è trovato?
«Bene, ma sono in grado di adattarmi anche ad altre soluzioni tattiche. Laens è un buon giocatore, bravo sia in fase di possesso che non. Tatticamente deve trovare maggiore disciplina in campo, ma con il tempo limerà anche questo difetto, calcolando che è nel nostro campionato da poco tempo. Ha grossi margini di miglioramento».

E di Antonello Cuccureddu che cosa pensa?
«Non ha bisogno di presentazioni. Lo conosco bene ed è un allenatore esperto. Ha lavorato molto sull'aspetto mentale della squadra e i frutti si sono visti».

Lei è considerato un giocatore importante per la categoria, calcolando il suo passato, l'hanno descritta come un modaiolo, ha una moglie famosa, e spesso è stato protagonista nella cronaca rosa: ma chi è in realtà Fabio Bazzani?
«Bazzani è una persona semplice, molto attaccato al suo lavoro e con la passione per la Fortitudo Bologna. Non ho vizi e fuori dal campo il mio unico pensiero è rivolto a mia moglie (Alessia Merz, ndc) e ai nostri due bimbi, Niccolò e Martina».

Che cosa avrebbe fatto se non avesse intrapreso la carriera da calciatore?
«Sono partito da Bologna a 14 anni per giocare a calcio e ho smesso di studiare. La mia unica passione è stata sempre e soltanto il calcio, le altre cose non mi sono mai interessate parecchio. Se non fossi riuscito a sfondare mi sarei accontentato di un lavoro normale, come tanti, e avrei seguito più da vicino la mia squadra del cuore, la Fortitudo Bologna di basket».


E' risaputo che lei è un fortitudino purosangue. In passato è stato anche un ultrà?
«Prima di lasciare Bologna per andare a giocare con la Spal lo ero. Adesso vado al palazzetto, non vado in curva, ma quando inizia la partita mi scaldo come un vero ultrà. La Fortiudo è la mia passione e chi vive a Bologna sa benissimo che significato ha il basket per i bolognesi».

Il derby, però è andato male. La tripla di Dusan Vukcevic sul fil di sirena è riuscita a digerirla?
«Che rabbia, lasciamo perdere. Spero solo che la salvezza arrivi il prima possibile».

Parliamo della Nazionale: secondo lei Marcello Lippi ha sbagliato a non considerare Antonio Cassano nel giro azzurro?
«Io ho giocato con Antonio in Nazionale nell'era Trapattoni e mi preme dire che Cassano è un giocatore davveero straordinario. Lippi ha fatto le sue scelte, pensando più al gruppo in proiezione dei Mondiali del 2010, che al singolo calciatore. Una scelta da rispettare».

Luigi Di Marzio - Il Centro