Si, è proprio così. Sono consapevole che il titolo farà storcere il naso a molti ma questa retrocessione è l'inevitabile epilogo dei tanti errori commessi nei mesi scorsi in fase di costruzione dell'organico. Stesso dicasi per quello che abbiamo visto nel rettangolo di gioco nel doppio confronto con il Viareggio perché altro non è che lo specchio fedele di un'intera stagione calcistica. Il golletto è sempre arrivato così però come il solito grave svarione difensivo ed ecco che la squadra, priva di personalità, si scioglie come neve al sole. Minuti di black out totale in balia dell'avversario per poi riprendersi, avere delle buone occasioni da rete ma per poi sprecarle in modo anche clamoroso. E' questo il leitmotiv che ha accompagnato i ragazzi di Palumbo per molte delle trentasei gare disputate.
Non concordo con chi recrimina per la mancanza di fortuna nelle due gare post season anche perché non va dimenticato che se la Paganese è riuscita ad agguantare i Play Out lo deve solo e soltanto all'aiuto arrivato dal calendario, con gli azzurrostellati che, nelle ultime giornate, hanno affrontato formazioni che ormai non avevano più assilli di classifica.
Come dicevamo i problemi sono a monte, con una retrocessione virtuale sancita il 31 agosto, al termine della sessione estiva di calciomercato, e suggellata alle ore 19 dell'1 febbraio con la chiusura di quella invernale. La prima, a dir poco scellerata, che ha "regalato" calciatori alla prima esperienza in C1 o del tutto inadatti alla categoria. La seconda, invece, che ha portato in dote due pedine, una delle quali (Giglio) ha collezionato solamente 79'. Ed è tutto dire.
E non risponde a verità neppure la tesi di qualcuno secondo la quale il budget messo a disposizione della società era risicato per cui di più non si poteva fare. Mai cosa più falsa. Gli investimenti (!?!) sono stati fatti e neppure pochi (chiedere su tutti a Viareggio e Foligno) ma in modo scriteriato. Il calcio di Lega Pro, ancor di più quello di Prima Divisione, non è improvvisazione bensì un giusto mix fatto di programmazione, competenza e conoscenza. Occorre avere la capacità di andare a scovare calciatori da categorie inferiori (Memushaj docet) e altresì saldare legami giusti per ottenere giovani da società di massima serie. A quanto sembra il Presidente Trapani, che da qualche mese ha puntato su Enrico Coscia (braccio destro di Pantaleo Corvino), intende proseguire su questa strada ed proprio per questo che il rammarico e la rabbia non può che crescere per una retrocessione evitabilissima solo se questa linea guida fosse stata tracciata in tempi diversi.
Sarebbe stato così evitato anche uno smacco ad una tifoseria che, pure a Livorno qualora ce ne fosse ancora bisogno, ha dimostrato di essere l'unica componente a meritare la C1.
Gianluca Russo - Paganese.it