Il gelo di Sandrà non deve congelare i buoni propositi del Verona. Perché oggi è ancora possibile pensare ad una rinascita. Difficile, certo, a vedere quanto fatto nella prima parte di stagione. Ma Massimiliano Scaglia usa il buonsenso e condisce di speranza il futuro dell'Hellas. A partire già dalla prossima sfida in notturna con la Paganese. «Dove una vittoria - spiega il difensore - potrebbe permetterci di rilanciarci. Mi rendo conto che servono solo i fatti. Ormai il tempo delle parole è finito». Da tempo anche. Perché il Verona non si è fatto uomo. È rimasto un abbozzo di squadra. Pezzi pregiati, giovani sul trampolino di lancio, e giovanotti dal pedigree apprezzabile. C'è stata anche una rivoluzione rapida. Ma non indolore. I risultati, fin qui, non hanno premiato nessuno.
«Sono convinto che questa squadra - sottolinea ancora Scaglia - non debba considerarsi inferiore a nessuno. Il riferimento è alle partite giocate con le prime della classe. Mai ci siamo sentiti messi sotto torchio dai nostri avversari. È vero anche che i risultati non sono stati all'altezza delle aspettative, e noi per primi non riusciamo a capacitarci di questa strana situazione».
Il tempo passa, il confronto è inevitabile. Il Verona di ieri, quello del tanto vituperato Remondina, di questi tempi un anno fa, veleggiava davanti a tutti con il vento in poppa. Oggi, dopo che la società ha voluto rivedere piani tattici e correggere il tiro in corsa, i risultati ancora non si vedono. «Niente è perduto - sentenzia Scaglia -. Ma l'inversione di tendenza deve essere immediata. A questo punto della stagione diventa fondamentale restare a galla, non pensare a quanto non è stato fatto, e giocare ogni partita fuori dal contesto di classifica. Credo che come obiettivo dobbiamo porci quello di non perdere il contatto con l'ultimo posto utile per accedere ai playoff. Se il Verona riesce a restare in corsa per la promozione, poi potrà giocarsela alla pari con tutti».
Sembra che il mondo Hellas si sia completamente rovesciato. L'anno scorso Verona avanti e tutti gli altri ad inseguire. Con tanto di finale stagione beffardo. Gli inguaribili ottimisti, oggi, sperano che si possa avverare l'esatto contrario: rincorsa folle, recupero in extremis e vittoria finale. Tecnicamente è ancora possibile tutto. «Dobbiamo renderci conto - ammette ancora Scaglia - di dove siamo finiti-. E sarà fondamentale impegnare le nostre forze per uscire quanto prima dal tunnel. Oggi ci manca maledettamente una vittoria. Fosse arrivata negli ultimi due turni, saremo qui a parlare di tutt'altra situazione».
Pur sempre in divenire, certo, ma con il Verona senza fiatone. Da Giannini a Mandorlini, almeno sul piano dei risultati, non sembra essere cambiato molto. Sul piano tattico, invece, Scaglia ha dovuto mettere la ragion di stato davanti a tutto. Era 3-5-2, oggi è 4-3-3.
Differenze? «Con il modulo precedente mi sentivo maggiormente valorizzato - sottolinea il terzino del Verona - e potevo spingere con più naturalezza. Adesso, però, vanno salvaguardati gli equilibri di squadra, e l'interesse del Verona va anteposto ad ogni altro tipo di valutazione di campo».
Personale o individuale che sia. Altra osservazione: «Abbiamo accusato qualche difficoltà iniziale, perché il gruppo era in costruzione e si stava rinnovando. Credo fosse fisiologico sperimentare sul campo le nuove dinamiche. E poi non sapevamo ancora chi sarebbe rimasto e chi, invece, avrebbe lasciato il Verona. Le prime sconfitte hanno rallentato il processo di costruzione della squadra e quello di rafforzamento della nostra identità. L'autostima ha subito dei duri attacchi, ma nonostante tutto penso che con il passare del tempo molti problemi siano stati eliminati strada facendo».
E a proposito di strada: attenzione alla minaccia che arriva da Pagani. Farà freddo lunedì sera. Anzi, molto caldo. «Possiamo rispondere solo una con una vittoria - conclude Scaglia - tutto il resto conta poco».
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