24.1.11

Paganese – Salernitana: l’analisi del match.

Ci si attendeva una partita dura, troppo alta la posta in palio per entrambe le contendenti e la tensione accumulata nei due spogliatoi e nelle rispettive città alla vigilia del match, e partita dura e intensa è stata per gli interi novanta minuti di gioco, con la Paganese che ai punti avrebbe meritato la vittoria al termine del primo tempo, e la Salernitana, tempestivamente corretta sul piano tattico da mister Breda, più compatta in fase difensiva e maggiormente incisiva in contropiede nella seconda parte di gara. Squadre in campo inizialmente con il 3-4-3: Capuano, rispetto alle attese della vigilia, sorprende schierando Di Pasquale al posto di Radi, Lepore in luogo di Triarico e lanciando Ferraro dal primo minuto, mentre Breda getta immediatamente nella mischia il nuovo portiere Caglioni, conferma tra lo stupore generale Pippa a sinistra e lascia Fava in panchina per riproporre il tridente offensivo della vittoriosa gara casalinga con il Sud Tirol. I primissimi minuti di gioco vedono una certa intraprendenza dei piccoli esterni granata, che in un paio di occasioni si rendono protagonisti di ottime giocate di rimessa, con Fabinho che taglia da destra al centro per far partire un tiro fuori misura, e subito dopo con Ragusa che scatta in velocità sull’out sinistro prima di essere travolto fallosamente da Imparato. Minuti che fanno ben sperare e alimentano il desiderio dei supporters granata di uscire dal “Torre” con un risultato di vitale importanza per il prosieguo del torneo. Ma la speranza e la fiducia declinano progressivamente al cospetto di una Paganese più aggressiva, grintosa, compatta ed incisiva, facilitata da una Salernitana eccessivamente prudente e forse impreparata in alcuni suoi elementi ad affrontare una gara estremamente agonistica su un campo ridotto ad un pesantissimo pantano. Il dominio territoriale esercitato dagli uomini di Capuano si concretizza grazie alla capacità dei due mediani, Gatti e Vicedomini, di rubare palla in pressione e verticalizzare su Ferraro che, difendendo egregiamente la sfera, consente agli esterni di attacco, Tortori e Lepore, di tagliare al centro e liberare le corsie laterali agli arrembanti Imparato e Di Pasquale, i quali affondano con puntuale pericolosità approfittando della libertà iniziale concessa da D’alterio e Pippa che si accentrano per non lasciare in parità numerica i tre attaccanti paganesi contro il trio difensivo centrale granata. La pressione aumenta con il passare del tempo, ma sino al trentesimo minuto circa non offre grandi opportunità agli azzurrostellati, rintuzzati con grande vigore e precisione dalla retroguardia di Breda abile ad allontanare di testa i numerosi cross spioventi in area. In questa fase di sofferenza tattica, Carcuro prova a far respirare i suoi con qualche percussione centrale una volta conquistato il pallone, però le distanze non sono quelle giuste ed il tridente, troppo distante ed isolato dal resto della squadra, viene facilmente addomesticato dalla difesa paganese. Negli ultimi quindici minuti del primo tempo la pressione dei padroni di casa, animati da un encomiabile furore agonistico, cresce in intensità e pericolosità, mentre la Salernitana, intimorita e slegata, sembra un pugile sul punto di crollare al tappeto da un momento all’altro. Carrus e Carcuro non pressano, l’attacco rientra poco e mai riparte, la retroguardia rincula eccessivamente permettendo a Ferraro e compagni di giocare indisturbati tra le linee per provare qualche inserimento centrale tra le maglie difensive, oppure coinvolgere con maggiore costanza nella fase di spinta i due esterni di centrocampo, Imparato e Di Pasquale, che dopo aver scambiato le due fasce di competenza risultano ancora più insidiosi. E’ una fase di forte stress per i difensori granata, i quali, continuamente sollecitati da un gran numero di palloni scagliati in area da ogni posizione, barcollano e fanno più fatica a rimanere compatti e precisi al momento di spazzare i propri sedici metri. La Paganese conclude spesso in porta, Caglioni, all’esordio nonostante la lunga inattività, compie due autentiche prodezze, due balzi felini che denotano grande esplosività muscolare, dapprima su una rasoiata di Vicedomini dal limite dell’area, e poi su un colpo di testa ravvicinato dell’ex Emanuele Ferraro. Prima della provvidenziale chiusura del tempo, un pizzico di fortuna salva ancora la Salernitana che vede uscire di pochi centimetri la pericolosa battuta al volo del positivo centravanti azzurrostellato. Pausa di quindici minuti accolta come un cardiotonico da mister Breda e dalla tifoseria granata, immaginiamo tarantolata sulle poltrone di casa. Il secondo tempo si apre con una clamorosa incertezza di Murolo che consente a Lepore di mettere il piedino beffardo tra il centrale napoletano e Caglioni in uscita, con la palla che fortunatamente incoccia il palo prima di essere allontanata. A questo punto il saggio Roberto, memore delle tante sconfitte subite in precedenza per aver sottovalutato delle difficoltà di ordine tattico, decide che non è più tempo di giocarsela uomo contro uomo, capisce che il superiore furore agonistico dei ragazzi di Capuano, che spesso si traduce in una superiorità numerica nelle diverse zone del campo, può essere placato solo aumentando la compattezza e la densità in mezzo al campo. Il tecnico granata, allora, toglie saggiamente l’inconsistente e tatticamente deleterio Fabinho, ed inserisce il più disciplinato e funzionale Franco. La squadra passa ad un 5-3-2 in fase difensiva, per riproporsi con il 3-5-2 in fase di ripartenza, anche se D’alterio e Pippa centellinano al massimo le loro sortite in avanti, preoccupandosi sostanzialmente di rimanere a difesa del nulla di fatto. Il cambio modifica decisamente la partita, che diventa più equilibrata e potrebbe, se la Salernitana ci credesse un po’ di più, anche regalare l’intera posta in palio a Murolo e compagni.L’ingresso di Franco sortisce un triplice miglioramento tattico: in primis, aumenta la densità in linea mediana togliendo libertà di movimento alle punte di Capuano che arretrano per giocare tra le linee, poi sostiene Carrus in fase difensiva offrendogli anche l’opportunità di sganciarsi qualche volta in avanti senza doversi preoccupare eccessivamente della copertura, e soprattutto libera Ragusa da limitanti compiti tattici, con il giovane siciliano che, affiancando Montalto in avanti e potendo contare su accellerazioni devastanti, spesso e volentieri sfugge alla guardia di Fusco e compagni. L’equilibrio tattico ristabilito, dopo un primo tempo di indicibile sofferenza, porta i granata a giocare l’ultima mezz’ora alla pari con gli avversari, se non addirittura meglio, al punto da avere anche qualche piccolo rimpianto per non aver saputo capitalizzare alcuni contropiedi invitanti. Ragusa, nel suo ruolo di seconda punta, è incontenibile andando sovente a cercare l’affondo a destra per allargare la difesa a tre di Capuano e favorire l’ingresso in partita di Montalto, il quale, dopo esser stato spettatore non pagante a lungo, grazie all’intelligente lavoro del compagno si è fatto notare per ben tre volte nel finale palesando però una certa confusione, lentezza e stanchezza in fase conclusiva. La Paganese, dopo l’ingresso di Franco, ha smesso di essere superiore alla Salernitana sul piano tattico e le sue azioni, non più lineari e ficcanti, sono state agevolmente controllate dal pacchetto arretrato granata. Le ultime insidie per i ragazzi di Breda sono giunte su qualche pallone disperato scagliato in area senza più tanta convinzione dai padroni di casa, ma niente a che vedere con i tormenti patiti sul finire della prima frazione, i quali, fortunatamente, questa volta hanno portato consiglio e indotto il trainer granata ad apportare i necessari correttivi. Punto che fa più morale che classifica, in attesa di un colpaccio a Lumezzane nel recupero di domenica prossima, per il definitivo reinserimento nel gruppone play off. Punti di penalizzazione permettendo.

Maurizio Iuliano - www.solosalerno.it

Foto di Mattia Francavilla (Paganese.it)