E' stato presentato nel tardo pomeriggio il nuovo tecnico del Monza Gianfranco Motta. Presenti alla conferenza stampa l'amministratore delegato Nicola Rigamonti, il presidente Luca Magnoni e il direttore sportivo Vincenzo Tridico.
Il neomister è entrato subito nel vivo dell'ostica sfida che dovrà affrontare, ringraziando dapprima per l'opportunità che gli è stata offerta: "Dopo tanti anni - venticinque! - finalmente è arrivata la telefonata del Monza: è questa la pura verità - ha subito sottolineato. - Io neanche me lo aspettavo. Domenica ero in tribuna come tante altre volte: essendo disoccupato, spesso la domenica mi spostavo nei paraggi per vedere partite interessanti. L'età avanza, da brianzolo, ex calciatore e tifoso per me è finalmente una grandissima soddisfazione". Poi ha iniziato ad analizzare quale sarà il futuro della squadra, ora che la guida tecnica è affidata alla sua esperienza: "Sono tre giorni che lavoro coi ragazzi: tempo da perdere non ce n'è e quindi sto cercando di andare al sodo. E' chiaro che se non va la testa, non vanno neanche le gambe: dovrò lavorare molto su questo. Ci sono anche evidenti lacune tecnico-tattiche, ma anche a causa della posizione di classifica deficitaria. Domenica contro una diretta concorrente, la squadra si è impaurita e ha smesso di giocare".
Motta ha subito messo in chiaro quali saranno le modalità che cercherà di attuare per poter uscire dalla situazione deficitaria di classifica: "Cercherò di infondere tranquillità: dovrà arrivare da un mio atteggiamento positivo. Abbiamo bisogno di punti e dovrò lavorare sulla testa per liberarli. In certi frangenti hanno dimostrato personalità: certe cose le sanno fare e le sanno fare anche bene. E' chiaro però che in certe situazioni importanti, tendono a deresponsabilizzarsi. Questo non deve avvenire. Deve esserci determinazione. Abbiamo parecchi pseudoinfortunati: io vado in campo anche con 15 uomini, basta che stanno bene e hanno il coltello tra i denti. Questo è il mio credo! Da solo i miracoli non li faccio: abbiamo una società alle spalle, ma tutti ci devono dare una mano. Finché siamo vivi, dobbiamo mantenere viva la speranza. La situazione è complicata ma non compromessa. Tutti dobbiamo tirare dalla stessa parte: non mi piacciono le frasi fatte e so che queste lo sono, ma è così che deve essere. Da parte mia non garantisco il massimo impegno, ma anche di più! Bisogna tacere e pedalare".
A chi gli ha fatto notare di essere arrivato in un periodo nefasto e che i bei discorsi infarciti di frasi fatte sono già stati messi in atto da chi l'ha preceduto, ha subito risposto che i ragazzi non sono demoralizzati, anzi: "Più di uno dei miei uomini mi ha detto: "Cavolo (eufemisticamente parlando, ndr) mister! Era ora!". Questo è positivo: pare che ora le cose vadano anche troppo bene. Vedo che si stanno applicando".
Motta nega di aver pensato che era oramai troppo tardi:"No! Non ho neanche pensato: "Siamo ultimi". Per me questo era oramai un anno perso per la mia carriera. Non pensavo più niente ed è arrivato il Monza. L'impatto con la dirigenza è stato molto positivo. Mi hanno interrogato e ho risposto bene (ride, ndr)". E sul modulo e sul ruolo da affidare a capitan Iacopino ha spiegato: "Iacopino l'ho visto giocare in sei ruoli diversi. Qua non c'è da provare niente: o meglio si prova una cosa e ci si specializza già dalla prima partita. Nel calcio moderno c'è un eclettismo esasperato. Comunque per quanto riguarda Iacopino, me lo sono chiesto anche io: la prima volta che ho visto il Monza - credo fosse col Verona - Iacopino giocava davanti alla difesa: non era né uno né l'altro. Non è un delitto provare. Lui comunque deve trovarsi a 25 metri per sfruttarlo al meglio e avere rifornimenti per gli attaccanti".
Per quanto riguarda la convinzione di salvare la squadra, il tecnico è categorico: "La frase fatta è: "Ah se non ero convinto, non avrei accettato!". Io ho accettato senza pensare: l'obiettivo primario è mettere dietro la Paganese. Ma non voglio fare lo sbruffone: tutte frasi fatte che non servono a niente". E sulle voci insistenti che hanno dato per tutta la stagione per abitudine le ingerenze del vituperato Comitato Tecnico, Motta si dimostra nuovamente perentorio: "M'han preso e mi conoscono: se ho bisogno sono io che vado a chiedere. Non l'ho mai fatto prima, figuriamoci ora. Io comunque mi confronto: se Seedorf mi vuole chiamare, io lo informo. A livello tecnico mi piace la chiarezza dei ruoli: quando è stato così, ho sempre avuto ottimi risultati".
Sul rapporto coi tifosi da recuperare, il neotecnico evidenzia: "Io non sono un ruffiano, ma è quello che ho chiesto prima: tutti dobbiamo remare nella stessa direzione".
Un'ultima battuta sulla condizione fisica della squadra: "E' buona. E' diverso avere paura e quindi arrivare secondo sulla palla piuttosto che non arrivarci perché non c'è la condizione. Se ciascuno va per i cavoli suoi, non si va da nessuna parte. I giocatori devono acquisire autostima e convinzione. Il difficile è portarle in partita. Il motto sarà: lavorare, lavorare, lavorare e pedalare. Chi fa da zavorra e chi ha il pannolino resta a casa. I portieri se la giocano: se Westerveld para va in campo, altrimenti c'è l'altro. Dobbiamo fare attenzione a tutto: massima cattiveria e determinazione".
Valeria Debbia - monza-news.it