12.6.12

Dal Libano alla Germania tutti pazzi per la Paganese.

Novantatré minuti interminabili. Tanto è durato l’agonia dei tifosi della Paganese. Dei tanti che hanno seguito la magica stella fino a Chieti macinando chilometri e di quelli che invece sono rimasti a casa, incollati al computer, elemosinando ogni misera e, a volte, imprecisa, notizia in un tam-tam da calcio passato.
Dal Libano alla Germania il cuore di Pagani si è fermato ad ogni aggiornamento che arrivava da Chieti. Poi il fischio finale che ha liberato il fiato di tutti i paganesi sparsi in giro per mezzo mondo, chi ha promesso, da militare che domani l’alzabandiera sarà fatto con il vessillo con la stella, chi invece della divisa ha indossato la maglia azzurrostellata.
Un cuore solo, un fiato solo, un pensiero solo. È stata una promozione cercata, voluta, difesa con i denti dall’undici di Grassadonia ma è stata la vittoria del presidente Trapani. Dalle note vicende giudiziarie alla promozione sul campo quando tutti davano ormai morto il progetto iniziato in estate. Si è ripresa la sua creatura, l’ha guidata per mano fi no al ritorno in Prima Divisione. Lo doveva alla città dopo stagioni anonime da dimenticare, dopo la retrocessione della scorsa stagione. Lo doveva a lui stesso. Ecco dove si inserisce la scelta di richiamare in sella Grassadonia proprio nella lotteria dei play-off. Fuori Palumbo e ritorno del nocchiero che in estate aveva plasmato a sua immagine e somiglianza un gruppo di belle speranze, giovani che lui conosce come le sue tasche e calciatori di illustre passato, arrivati ad indossare la casacca azzurrostellata per marcare ancora il cartellino e non per la pensione. Vedi Dino Fava, il figliol prodigo
 
Scarpa che a Pagani vive sempre in eterna giovinezza, e Luca Fusco, taciturno e serio ma indispensabile leader in mezzo al campo. Tutti hanno meritato questa promozione: dal bomber Luca Orlando che ha caricato sulle sue ancora acerbe spalle la squadra con i suoi gol, a Sasà Galizia, maledizione quel rosso rimediato nel primo tempo ma poi chi se ne ricorderà adesso. E poi Nigro e De Martino che hanno fatto risposto presente dopo l’assenza forzata dell’andata. Ed ancora i giovanissimi Balzano, Agresta, Pastore, Neglia, Sicignano, Robertiello, vera sorpresa di questi play-off. Impossibile citarli tutti, ma il trionfo è del gruppo intero.
Non solo. Anche di una città che vuole rinascere, vuole scrollarsi di dosso tutto quello che le è capitato, i commissari prefettizi, l’immondizia, i debiti. Una città che per novantatré minuti si è stretta forte intorno ad undici uomini, intorno ad un sogno. Non svegliatela, ora è tempo di Prima Divisione.

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