29.9.16

Intervista esclusiva di PaganeseMania a Renato Oteri, giocatore della Paganese di fine anni 70.

Questa settimana, la nostra rubrica "Quattro chiacchiere con..." ospita uno dei difensori più rocciosi che la storia della Paganese abbia mai annoverato tra le sue fila: Renato Oteri, 59 anni, da Capo D’Orlando in provincia di Messina. Azzurrostellato nell’anno 79/80, nell’anno in cui la Paganese raggiunse la Serie C1 con Montefusco allenatore dietro al Cosenza di Nedo Sonetti.

Renato, raccontaci un po’ la tua avventura con la Paganese.
“Arrivai dal Cassino sempre dalla C2 e mi ritrovai in una squadra con Montefusco allenatore che arrivò seconda dietro al Cosenza. Quell’anno fu un anno bellissimo. Eravamo un buon gruppo di amici e, devo dire, i pochi che ho ancora nel mondo del calcio. Era un ambiente bello, sereno, ancora oggi sento i tantissimi amici che ho lasciato in città. E’ un po’ come se il cordone ombelicale non si fosse mai rotto con la città. Da messinese della provincia, posso dire con fierezza che ho più amici a Pagani che a Messina".

In pochi sanno che sei doppio ex di questa sfida, dato che due stagioni dopo tornasti a "casa"...
"In riva allo stretto, quell’anno fu davvero disgraziato sotto tutti gli aspetti. Iniziammo con mister Ballarò poi arrivò una vecchia conoscenza del calcio paganese, quel Gennaro Rambone che a Pagani fece sognare la B qualche anno prima di noi, per poi finire il campionato ancora con Ballarò. Tranne la società ed il suo presidente di allora, Alfano, uno dei grandi presidenti della storia messinese, non conservo un buon ricordo della mia annata a Messina”.

Lì, però, ritrovasti Iannucci ed un certo Alivernini, che a Pagani hanno lasciato un bel ricordo.
"Si, vero. Due splendide persone e due ragazzi eccezionali. Poco tempo fa, abbiamo fatto una rimpatriata tutti gli ex di quella squadra. Siamo stati un fine settimana a Sorrento e devo dire che è stato bellissimo rivedere tanti ragazzi con cui avevamo formato un bel gruppo”.

A proposito di gruppo, c’è un aneddoto che devi raccontare durante la tua permanenza a Pagani. Raccontaci delle cene del giovedì a casa Iannucci.
“Si. Il nostro allenatore era molto scaramantico ed un giovedì ci eravamo ritrovati a casa di Gianclaudio per una cena. Facemmo un filotto di risultati positivi poi come d’incanto, il mister ci fece interrompere le serate di metà settimana perché la gente ci vedeva far tardi e la società non voleva polemiche. Iniziammo a perdere colpi in campionato e fu così che il mister ci impose di nuovo di vederci a casa Iannucci e riprendemmo il cammino vincente fino alla fine”.

A Messina, invece, vivevate in un villaggio tutti insieme, vero?
"Esatto, vivevamo in un villaggio tutta la squadra, scapoli ed ammogliati. Eravamo un grande gruppo partiti per vincere, ma poi abbiamo fallito l’obiettivo, centrato l’anno dopo quando, molti elementi di quella squadra si accasarono altrove”.

Domenica al San Filippo, la sfida tra le due squadre. Hai seguito l’estate tribolata della Paganese, che gara ti aspetti?
"Ho seguito trepidando come molti ex giocatori del passato. Pagani è una piazza che non si dimentica facilmente per quello che ti dà se ti comporti da professionista. Ho letto e sono contento che alla fine gli sforzi fatti dal Presidente Trapani siano risultati decisivi ai fini dell’iscrizione: sarebbe stato un peccato cancellare 90 anni di gloriosa militanza calcistica per una questione meramente burocratica. Personalmente, domenica, spero di esserci, anzi, ci sarò al "San Filippo" a gioire per i colori azzurrostellati. Mi aspetto una prova d’orgoglio della squadra di Grassadonia anche perché dalle immagini che ho visto delle gare sinora disputate, tranne Andria, la squadra meritava qualcosina in più. Contro il Messina, squadra sbarazzina che fa e prende molti gol, mi auguro che gli azzurri centrino la seconda vittoria in campionato e regalino al meraviglioso pubblico azzurrostellato le soddisfazioni e le gioie che meritano..FORZA PAGANESE”.

Carmine Torino - © Paganesemania