Nella foto, tratta da Sportube, la parata di Pisseri su tiro ravvicinato di Reginaldo nel primo tempo
Di Nino Ruggiero
Per la seconda volta in due trasferte, la Paganese se ne torna malinconicamente con le cosiddette pive nel sacco. Passi per l’inopinata sconfitta rimediata a Cosenza, causata soprattutto delle espulsioni di Alcibiade e di Marruocco; ma a Catania come la mettiamo? Che scuse possiamo ancora trovare per giustificare un risultato che – alla luce della pur buona prova complessiva della squadra azzurro-stellata – avrebbe dovuto vestire altri panni, non certo quelli della sconfitta?
Prendere due gol come quelli incassati oggi a Catania, contro una squadra che a un certo punto della gara – sul risultato di zero a uno – sembrava come un pugile suonato, oramai rassegnato al kappaò, è qualcosa che inorridisce non solo gli interessati tifosi della Paganese, ma anche tutti quelli che – sportivi e intenditori di calcio – hanno avuto la ventura di vedere come sono maturati i due gol subìti.
Due gol come quelli presi a Catania, a difesa schierata, non si prendono nemmeno nelle partite dell’oratorio e suonano come condanna per un reparto che è lontano parente di quello disegnato sulla carta da Grassadonia e dallo staff tecnico della Paganese.
No, non ci siamo. Qualcosa nell’organizzazione difensiva va rivista; Grassadonia avrà sicuramente le sue idee in merito e credo che – da vecchio marpione delle aree di rigore – sappia dove intervenire energicamente.
L’impressione sull’ermeticità della difesa, ricavata dalla gara di Catania non è delle migliori, tutt’altro! Infatti, nei momenti topici della gara – quelli in cui una squadra deve far capire all’avversaria che non c’è niente da fare, che deve mettersi l’animo in pace – proprio il reparto difensivo azzurro-stellato mostra di mancare in concentrazione e in imprescindibile autorevolezza: doti che contribuiscono a fare grande una squadra di calcio. Qualcuno, come l’indimenticabile De Sanzo e come l’inossidabile Taccola, traducevano tali doti con una parola sola: “cazzimma”, sconfinando forse in un dialetto volgaruccio, ma che sicuramente rendeva più rotondo e appropriato il concetto.
Tre sconfitte di seguito dovrebbero preoccupare; e infatti lo siamo un po’ tutti anche se – ad onor del vero – bisogna riconoscere che la squadra anche a Catania ha dato dimostrazione di giocare un buon calcio. Tanto di cappello al bel gioco, ma nel calcio ci vogliono i risultati.
Allora dobbiamo solo capire se si tratta di un periodo nero o c’è qualcosa che va cambiato. Grassadonia è bene che dica qualche parolina a chi forse non ha capito che in questo tipo di campionato conta molto di più lavorare di sciabola che di fioretto, soprattutto nel reparto difensivo.
Lo hanno capito in parecchi; primo fra tutti Cicerelli, ancora una volta individuato come migliore in campo.
Appuntamento a martedì prossimo per un approfondimento con la rubrica “Così è, anche se non vi pare” su https://paganesegraffiti.wordpress.com