Come in ogni rappresentazione che si rispetti, c’è un copione da seguire. Lo sceneggiatore, che è colui il quale tesse le fila della trama, ha già scritto buona parte del copione, ma manca il finale; quello non scritto sarà poi recitato a soggetto. Il copione prevede innanzitutto un abbattimento dei costi di produzione, che, tradotto, significa: spesa contenuta nei limiti imposti dal budget economico a disposizione. Le mosse successive spettano al regista, colui il quale deve guidare il cast e dare la sua impronta allo spettacolo da mettere in scena.
Parlo per metafora, ma è chiaro come il sole che mi riferisco alla Paganese e al suo mondo. Tanti ruoli, tante posizioni ma un’unica grande passione. É il gioco delle parti. Ognuno ha un ruolo e lo interpreta così come prevede il copione. Vediamoli i ruoli.
Raffaele Trapani, presidente di lungo corso, deve come ogni anno far quadrare i conti del bilancio societario. Si aspetta, dopo il miracolo di agosto compiuto dallo studio Lentini, un aiuto dai tanti che gli hanno dichiarato la propria disponibilità e vicinanza. Per questo, e perché ha sempre pensato di arrivare a un traguardo prestigioso, ha anche allestito una squadra di tutto rispetto allargando i cordoni della borsa per Iunco, l’atleta che dovrebbe contribuire ad alzare il livello tecnico della squadra. Vana illusione. Va tutto storto; Iunco si infortuna nel corso della sua migliore prestazione a Catanzaro e la squadra ne risente molto.
A metà campionato il primo bilancio. Gli aiuti da parte di chi si era dimostrato pronto a dare una mano in società non ci sono. I costi sono eccessivi e le aspettative tecniche non sono rosee perché il salto di qualità tanto atteso non c’è. Si deve tagliare. E a malincuore si taglia perché il bilancio deve essere salvaguardato.
Il duo tecnico Ferrigno-Bocchetti, deputato all’allestimento della squadra, non può fare altro che guardarsi attorno e cercare di sistemare i calciatori ritenuti in sovrannumero. Altro che progetto in itinere! Ferrigno in più di una occasione – intervistato dai colleghi giornalisti, che gli chiedono di eventuali rinforzi – si barcamena; sa benissimo che usciranno in parecchi dalla “rosa” e al loro posto potranno arrivare solo giovani. Ma è il gioco delle parti che va rispettato e capito.
Gianluca Grassadonia è quello che dovrebbe fare miracoli con quello che gli passa il convento. Da qualche tempo, a fine gara, è costretto a recitare un ruolo di strenuo difensore dell’indifendibile. Sa bene che la difesa come reparto non è affatto granitica, ma parla di disattenzioni e di errori. Dovrebbe forse dire che ci sono atleti poco adatti a recitare ruoli di rilievo in difesa, ma non lo dice perché un allenatore deve sempre coprire i suoi atleti.
Poi c’è la massa dei tifosi. Forse non sono molti, di sicuro sono calati allo stadio, ma non sono nemmeno pochi. La Paganese è sempre la squadra della loro città; ha una storia, una tradizione. Per tanti è una fede.
Cerchiamo di interpretare il loro stato d’animo. Hanno seguito con palpitazione le vicende estive e lo spettro dell’esclusione dal campionato. Hanno sofferto, hanno gioito, così come soffrono e gioiscono gli esseri umani davanti alle varie vicende della vita. Hanno, infine, creduto in una svolta generazionale, quella che parlava di “alzata di asticella”. In qualche occasione, specie dopo le iniziali vittoriose trasferte di Catanzaro e Messina, la fantasia popolare ha cominciato anche a sbizzarrirsi, come è normale che sia. Poi è cominciata un’altalena irritante con un reparto difensivo che, con il passare del tempo, invece di solidificarsi, ha mostrato insanabili crepe strutturali.
Adesso, con l’attuale posizione di classifica, c’è poco da stare allegri. Da una parte c’è una necessaria politica di austerity, perché non dimentichiamo che ci sono ancora dei sospesi con l’erario di una certa portata annua che vanno rispettati; dall’altra c’è il rischio serio di essere coinvolti in pieno nella lotta per non retrocedere.
Questo è lo specchio della situazione. Morale sotto i tacchi in società, fra gli addetti ai lavori e fra la tifoseria.
Adesso è il momento dell’orgoglio. Il pensiero dominante è quello di dare un taglio deciso e netto con chi ha deluso per caratteristiche tecniche e per carattere. Bisogna contarsi, per prima cosa, in vista dell’ultima parte del campionato. Bisogna capire su chi poter fare affidamento in termini di impegno e serietà. Una politica di soli giovani, per quanto lodevole in prospettiva, non basta nel momento del pericolo, E’ necessario contare su gente adusa alla battaglia agonistica. Allora credo che la carica debba essere suonata da due elementi di grande spessore tecnico e umano: Marruocco e Pestrin. Il primo perché ha carisma e mestiere, purché non vada oltre le righe; il secondo perché, alla soglia dei trentanove anni, è l’elemento che è riuscito a dare un’anima alla squadra anche nei momenti più delicati e difficili: un combattente nato, mai domo.
So bene che il momento è delicato e che buona parte della tifoseria è sconfortata dalle ultime esibizioni della squadra. Bisognerà capire – da parte di tutti – che va salvaguardato l’ultimo avamposto di orgoglio paganese, pur con tanti comprensibili “se”, “ma” e “però”, in una città che non è più quella di una volta.
Proviamo a darci dentro, con tutto l’orgoglio della nostra gente. Senza alcun pregiudizio.
Nino Ruggiero - paganesegraffiti.wordpress.com