18.9.18

Paganese-Rende 1-4: il commento di Nino Ruggiero.


Riprendere a scrivere di Paganese, dopo l’estate: è una parola!

Ci provo, anche perché, sollecitato da più di un amico – fedele lettore delle mie note sportive – che risiede fuori dalla nostra città, non posso tirarmi indietro. Scrivo da anni immemorabili di calcio, soprattutto della Paganese; fin dal campionato 1965-65 quando la squadra annoverava tra le sue fila grandi calciatori come il difensore Elio Grappone, il centrocampista Osvaldo Mancuso e il centravanti Italo Tramontano. Ho vissuto anni intensi come cronista, testimone oculare di tante promozioni e – ahimè! – anche di qualche inevitabile momento negativo della compagine azzurro-stellata.

Provo a scrivere dell’attuale Paganese, dopo aver a lungo rimuginato, e rivisto, più che altro mentalmente come in un film di orrore, le immagini eloquenti di una partita senza storia. Brutta Paganese, anzi bruttissima, al di là di ogni pessimistica previsione della vigilia.
Della gara, l’unica nota positiva da riportare è la dimostrazione del tifo organizzato in curva che non ha lesinato il proprio incoraggiamento alla squadra fino all’ultimo minuto.

Il Rende è sembrato squadra di altra categoria, tanto evidente è stata fin dai primi minuti di gioco la differenza di ritmo di gioco messo in mostra dalla squadra calabrese nei confronti di un gioco compassato ed esitante dei ragazzi in maglia azzurro-stellata. Erano talmente assatanati i calciatori del Rende che per una buona mezzora, oltre ai calci d’angolo collezionati in serie, in campo si sono visti solo loro. Non è una esagerazione; per oltre trenta minuti la Paganese non è stata in grado di sviluppare una sola azione di gioco che sia una, non dico in area di rigore avversaria, ma nemmeno di centrocampo. Lo dico per inciso, a quelli della mia generazione: avete presente un giradischi, di quelli che si usavano una volta per far suonare dischi in vinile? Il “suono” sviluppato dalla manovre del Rende era a “78 giri”, mentre quella della Paganese era uno stanco “33 giri”.

Giornata storta? Impatto traumatico con la realtà? Non lo so. So solo che il Rende è una squadra di categoria, allestita per rimanere in serie C e che Francesco Modesto è al suo primo anno da allenatore. Questo per dire subito – a scansi di equivoci – che un allenatore se è bravo lo è sempre, a prescindere dalle esperienze maturate.

Piuttosto qualche considerazione di ordine tecnico/tattico sull’attuale Paganese va fatta. Partiamo dal fatto, incontrovertibile, che la società deve fare i conti con un bilancio sempre difficile da far quadrare. Questo va tenuto sempre presente perché sarebbe facile e qualunquistico affermare che la squadra ha bisogno di essere rinforzata. Sappiamo tutti che in serie C ci sono società che hanno il portafoglio a mantice, così come sappiamo – e dovremmo sempre tenerlo a mente – che la Paganese non può e non deve fare il passo più lungo della gamba. Però una cosa va detta e l’ho sempre sostenuto: una squadra che si rispetti – a prescindere dalle mire – deve avere una sua ossatura di base. Deve cioè avere quei quattro/cinque elementi di esperienza, già collaudati, in grado di dare sostanza e nerbo alla squadra, anche nei momenti critici. Se si escludono Scarpa, Cesaretti e Musacci (che nessuno ha visto ancora all’opera), non mi pare che la squadra possa vantare una spina dorsale di affidamento.

La mia impressione, da quello che ho visto domenica sera, è che vada urgentemente sistemata la fase difensiva perché è la difesa che, alla prima uscita, ha denotato incertezze paurose priva com’è stata anche di un efficace filtro a centrocampo. Il Rende ha giocato la sua onesta partita, anche se è sembrata una squadra di marziani; c’erano giocatori che sgusciavano da tutte le parti, come anguille impazzite alla vigilia di Natale. Una buona squadra senz’altro, ma nemmeno può essere considerata come una delle migliori del campionato. Allora – come diceva il buon Armando Curcio in una delle sue riuscite commedie, tra altro interpretata Peppino De Filippo – “I casi sono due”: vale a dire o è il Rende che è una grande squadra o è la Paganese che è ancora alla ricerca di una sua identità. Per quello che ci riguarda da vicino, la commedia potrebbe anche avere un terzo caso: che cioè siamo solo all’inizio e che Fusco deve prendere maggiore consapevolezza sulle qualità degli uomini a sua diposizione.

Voglio sperare che sia così.

Nino Ruggiero - paganesegraffiti.wordpress.com