28.10.20

La metamorfosi di un calciatore ambulante.

DI NINO RUGGIERO

La risposta della squadra, alle tante perplessità destate nelle prime sei gare, c’è stata. Ed è stata chiara, netta, precisa, addirittura oltremisura perché di dimensioni inimmaginabili.

Dopo la bella ed inequivocabile vittoria con la Turris, una riflessione è necessaria. Si fosse trattato della prima partita di campionato, saremmo probabilmente andati tutti in solluchero o in un brodo di giuggiole. Mai vista fino ad oggi una Paganese tanto determinata, tanto attenta, tanto redditizia, tanto spietata.

’’’A primma entrata, guardateve ‘e ssacche!” – recitava un vecchio adagio in vernacolo, quasi a dire “vedete bene con chi avete a che fare”. E la Paganese, con il magnifico gol di testa realizzato da uno scatenato Diop, ha presentato subito all’avversaria di turno il suo biglietto da visita, facendo così capire di che pasta era composta.

La Turris dei miracoli, la squadra che aveva collezionato tre vittorie di fila, prevalendo su compagini attrezzate per il grande salto di categoria, al cospetto di una Paganese sicura di sé, autorevole e determinata, si è trovata subito a mal partito. Il primo gol, realizzato da Diop con un azzeccato colpo di testa, dopo nemmeno dieci minuti di gioco, ha mandato a gambe all’aria tutte le presuntuose sicurezze dei corallini di Torre del Greco, apparsi lenti e macchinosi; forse anche spiazzati dall’atteggiamento baldanzoso e deciso con cui si sono presentati i ragazzi in maglia azzurro stellata.

Dieci minuti un gol, quello di Diop; altri dieci minuti ed è arrivato anche il raddoppio grazie ad un tocco sotto rete di Sbampato lesto a raccogliere una smanacciata del portiere corallino su un gran tiro di sinistro scoccato da Guadagni su calcio di punizione. Insomma, per non portarla alle lunghe, in campo c’è stata solo e sempre la Paganese; una squadra brava finalmente a non commettere errori banali e a interpretare il copione tattico tracciato dal suo allenatore, Alessandro Erra. Difesa folta, ben protetta dai centrocampisti, ecco il piano non tanto segreto, adatto per una squadra che prima deve badare a non prenderle e poi, di rimando, deve proporsi in avanti in continuazione con ficcanti azioni in verticale, senza accontentarsi soltanto di spezzare il gioco avversario.

Il tema tattico tracciato da Erra ha funzionato alla perfezione. La Paganese è apparsa come la bella copia della deludente squadra vista nelle precedenti sei gare; tutti hanno recitato la propria parte; tutti hanno lasciato la loro impronta su una vittoria beneaugurante per il prossimo futuro.

Erra, poi, ha indovinato proprio tutto. Oltre allo schieramento iniziale apparso ben equilibrato e tatticamente ineccepibile, ha effettuato anche due sostituzioni nel momento topico della gara. Ha cambiato il tandem d’attacco Diop-Guadagni che così bene aveva inciso sull’economia della squadra per proporre due atleti freschi e pimpanti come Cesaretti e Mendicino. Segno che quest’anno la panchina è davvero lunga e presenta alternative di valore.

“La metamorfosi di un suonatore ambulante” è il titolo di una felice farsa scritta da Peppino De Filippo negli anni Cinquanta; credo calchi alla perfezione per gli elementi che compongono la Paganese visti all’opera a Torre del Greco. Basterebbe sostituire nel titolo solo suonatore con calciatore. Si, perché la metamorfosi della squadra che si è avuta da un momento all’altro, dopo indicibili sofferenze e perplessità, durate la bellezza di sei partite, è sorprendente, quasi insperata. Ed è tutta merito dei suoi componenti; erano sembrati nel pallone fino alla gara di Vibo Valentia, poi d’un tratto hanno sfoderato una prestazione da incorniciare.

E’ bene sottolinearlo: la considerazione positiva investe non solo il risultato finale che lascia ben sperare per il futuro, ma anche la condotta di gara davvero autorevole; segno che qualcosa dovrebbe essere cambiato anche a livello mentale.

Ma cosa è successo? Ce lo chiediamo, senza poter avere una risposta. Forse la risposta non ce l’ha nemmeno Alessandro Erra. E’ il calcio: ci ha abituati a capovolgimenti di sicurezze, a trasformazioni incredibili, stravolgimenti di pronostici.

Perciò lo amiamo.

Nino Ruggiero
(da Il Quotidiano del Sud – edizione Salerno – del 27.10.2020)