17.5.22

Il Presidente Trapani: "E' il momento delle riflessioni, chiedo scusa ai tifosi della Paganese".

A pochi giorni dall'amaro epilogo al termine della sfida Playout con la Fidelis Andria che ha condannato la Paganese alla retrocessione di Serie D dopo 16 anni, arrivano anche le dichiarazioni del presidente Trapani. Di seguito la nota pubblicata dal club:

A tutti i tifosi,
a pochi giorni dalla sconfitta, mi è ancora difficile trovare parole, ma quando si retrocede non ci sono scusanti, significa che sono stati fatti errori quando si dovevano prendere decisioni e fare valutazioni.
Ora è il momento delle riflessioni, e l’unica cosa da fare sono le scuse a tutti i tifosi della Paganese per l’amaro epilogo, soprattutto agli impareggiabili ragazzi della Curva Nord “Salvatore Francavilla” per il sostegno dimostrato durante tutta la stagione.

Il Presidente Raffaele Trapani

(da paganesemania.it)



16.5.22

I miracoli non si ripetono.

DI NINO RUGGIERO

Quello che vi apprestate a leggere è l’articolo più sentito, più amaro che il sottoscritto abbia mai scritto nella sua carriera di giornalista sportivo.

Ho scritto di calcio e di Paganese fin dai tempi di Granozi, Sasso, Pacco, Tramontano, guidati in panchina prima da don Antonio Valese, un mostro sacro del calcio, colui che inventò il “battitore libero”, e poi da Giacomino De Caprio.

Anni d’oro per la Paganese, è vero; si giocava nei dilettanti, su terreni duri e polverosi di provincia. Calcio decisamente epico. La Paganese-squadra mieteva successi. Annata 1965/66, campionato vinto alla grande senza perdere una sola partita, ma sconfitta nella finale con la Sessana. Roba da chiodi, una promozione fallita nell’unica partita storta di un intero campionato. C’era da disperarsi e da buttare tutto all’aria. Ma i dirigenti dell’epoca, con Attilio De Pascale in prima fila, non mollarono e l’anno successivo approdarono nell’agognata “Quarta serie”, oggi serie D.

Non bastava; la città voleva la serie C. E serie C fu nell’annata 1975/76 dopo un testa a testa con l’Avezzano. Si sa, l’appetito vien mangiando e l’anno dopo la squadra , con Gennaro Rambone in panchina, mancò di poco la clamorosa promozione in serie B.

Quante battaglie sportive, quante gioie, ma anche quante ansie, quanti problemi! Ve lo assicuro, non sempre sono state rose e fiori. Ci sono stati tempi duri per la società anche quando calcisticamente la squadra pareva viaggiare con il vento in poppa. E i sacrifici? Quanti ne hanno fatto persone che oggi non ci sono più? Nomi non ne faccio, correrei il rischio di dimenticarne qualcuno, e non è bello.
Chi mai potrà riuscire a mettere su carta, per poterle rivivere, le preoccupazioni di tanti dirigenti del passato, spesso in difficoltà per fare quadrare conti sempre più esosi?

E’ il calcio, amici: gioie e dolori, vittorie e sconfitte. Le sconfitte sono dure da digerire, specie quelle che possono decretare la fine di un’epoca e di un mito. I miracoli, purtroppo, non si ripetono. Andò bene lo scorso anno contro il Bisceglie, grazie a un gol all’ultimo istante di Diop (e chi se lo dimentica?), meno bene quest’anno contro la Fidelis Andria.

Credo che Raffaele Trapani, dirigente di lungo corso, sia il più amareggiato per una conclusione che non si aspettava. Di oggi, il comunicato con il quale il presidente si è scusato con la tifoseria organizzata per gli errori commessi dalla società e che hanno portato a un’amara e cocente retrocessione.

A Raffaele Trapani – in tutti i casi – va il ringraziamento per aver guidato con onore la società. Ha vinto, ha perso; ha comunque lasciato il segno per aver guidato la società per lungo tempo. E non è facile in serie C, basta guardarsi intorno. Avrebbe probabilmente potuto fare di più, coinvolgendo più teste pensanti, ma è anche vero che è troppo facile parlare dal pulpito senza conoscere a fondo tanti particolari.

I guai – questo però bisogna dirlo – la Paganese se li è procurati da sola da dicembre in poi. Meglio non aggiungere altro.

Adesso, giocoforza, bisognerà voltare pagina. E credo che lo farà lo stesso Trapani che – da buon capitano – non abbandonerà la nave nel momento in cui sta affondando. Non sarà facile riprendersi dopo una batosta che ha visto crollare tanti miti dopo sedici anni di militanza in terza serie, ma Raffaele Trapani ha la testa dura e non mollerà.

Nino Ruggiero

Di Napoli: "Potevo fare di più ma non ci sono riuscito. Ci rialzeremo".

Riceviamo e pubblichiamo le impressioni del tecnico Lello Di Napoli il giorno dopo la sconfitta con la Fidelis Andria che ha sancito la retrocessione della Paganese in Serie D.

"Non ci sono parole per allievare questo dolore sportivo. Con il mio staff e il direttore Raiola siamo amareggiati quanto voi e rispetto il vostro dolore perché siete una tifoseria che non merita ciò. Potevo fare di più ma non ci sono riuscito. I ragazzi hanno lottato per la maglia e per la società la quale ha fatto di tutto nella persona del presidente Trapani. Il presidente primo tifoso che voleva salvare a tutti i costi la categoria. Ringrazio tutti per la disponibilità e il supporto: staff, medici, magazzinieri e soprattutto voi che nel momento di difficoltà vi siete uniti per la stella. Resta il rammarico per la sconfitta ma soprattutto l'onore e la dignità che vi contraddistingue. Dal vostro mister tifoso della Paganese. Ci rialzeremo!"

da paganesemania.it



Fidelis Andria-Paganese 1-0: dopo 16 anni tra i professionisti, gli azzurrostellati retrocedono in serie D.

È Serie D! È l'amaro epilogo della sfida del "Degli Ulivi" e di un campionato assurdo partito con altri obiettivi e ambizioni e concluso nel peggior modo possibile. Il gol di Sorrentino, che approfitta di una respinta corta di Baiocco, al 37' della prima frazione di gioco ribalta il vantaggio scaturito dalla gara di andata condannando così la Paganese alla retrocessione in Serie D dopo 16 anni di permanenza in C. 

Una gara che è stata la fotografia dell'intera stagione con la compagine di Di Napoli che fin dalle prime battute si è mostrata troppa remissiva ed, una volta passata in svantaggio, è stata incapace di creare dei veri e propri pericoli alla porta difesa da Saracco. Una fragilità strutturale e mentale che non ha consentito neppure l'eventuale assedio finale, come ci si attende in finali come queste. 

Alfonso Esposito - paganesemania.it

IL TABELLINO

RETE: pt 37' Sorrentino

FIDELIS ANDRIA (4-2-3-1): Saracco; Ciotti, Monterisi (26’st’ Riggio), Alcibiade, Benvenga; Risolo, Urso; Casoli; Bubas (44’st Di Piazza), Tulli (15’st Bonavolontà); Sorrentino. A disp.: Vandelli, De Marino, Legittimo, Carullo, Bortoletti, Bolognese, Gaeta, Ortisi, Messina. All.: Di Bari

PAGANESE (4-3-3): Baiocco; De Santis, Murolo (30’st Iannone), Schiavino, Brogni (15’st Celesia); Zanini, Tissone, Bensaja; Guadagni (15’st Martorelli), Tommasini (37’st Volpicelli), Cretella (1’ Diop). A disp.: Pellecchia, Avogadri, Konate, Sbampato, Celesia, Diop, Martorelli, Volpicelli, Scanagatta, Iannone. All.: Di Napoli.

ARBITRO: Gualtieri di Asti (Cavallina - Miniutti; IV: Pirrotta).

NOTE: Ammoniti: Brogni, Bensaja, Cretella, Schiavino, Diop, Celesia (P) Monterisi, Benvenga, Ciotti (FA). Espulsi al 50’pt Di Napoli (allenatore Paganese) e Di Bari (allenatore Andria). Angoli: 3-5. Recupero: 5’pt e 6’st.

13.5.22

La gara della vita, scurdammece ‘o passato.

DI NINO RUGGIERO 

Dentro o fuori. Da qui non si scappa. Ancora poche ore e poi, nella giornata di sabato, conosceremo il destino della Paganese. Un destino appeso a un filo, estrema propaggine di un campionato deludente oltre ogni aspettativa.

Lo scontro finale in terra pugliese segnerà la storia, la lunga storia del calcio locale alle soglie del centesimo anniversario. É atteso – dopo la buona esibizione di sabato scorso – ancora un soffio di vita da parte della pattuglia azzurro-stellata per dimostrare che non tutto è perduto di un’annata storta che ha fatto disperare una tifoseria appassionata e competente.
Scurdammece ‘o passato.

Mai incontro si è profilato più drammatico, con prospettive che non promettono niente di buono in caso di risultato negativo. In una città dai cento problemi, la Paganese resta una delle poche poche realtà che ancora hanno forte il crisma dell’appartenenza. Vanto e onore per la sua lunga milizia in un campionato difficile e prestigioso al tempo stesso, adesso è chiamata a dare tutta se stessa, di certo molto più di quello che ha dato fino a questo momento per salvare una categoria, una città e probabilmente anche la sua lunga storia.

Gli azzurro-stellati arrivano ben carichi all’appuntamento, forti sia della vittoria conseguita nella partita di andata, sia di un’autostima cresciuta proprio contro l’Andria.

Per una volta, forse per la prima volta in questo campionato, sabato prossimo tutti guarderemo al risultato, prescindendo dalla prestazione. Non c’è più nè tempo, nè voglia per guardare ai singoli, alle loro caratteristiche, alla possibilità di poter cambiare qualcosa in fatto di gioco.
 Adesso, a novanta e più minuti dalla fine, bisogna solo pensare a pedalare, a pedalare forte, puntando non solo sull’orgoglio, più volte richiamato dall’allenatore Di Napoli, ma anche sul mestiere di calciatori che hanno un loro passato e una propria dignità da difendere.

Le premesse per la disputa di una gara di sostanza ci sono tutte. Di Napoli ha recuperato, per fortuna, tutte quelle pedine che, per un motivo o per un altro, non erano riuscite a dare quello che la piazza da loro si aspettava. Ha recuperato in pieno Schiavino e Murolo, due difensori monumentali, apparsi tali nell’incontro di andata, che costituiscono una barriera protettiva di alto spessore tecnico e agonistico. Ha recuperato Tissone, a lungo fuori squadra, e con lui ha formato con Bensaja una coppia di centrocampo che assicura non solo copertura alla difesa ma anche uno sbocco nella fase di costruzione del gioco.

E’ impressione comune che sabato prossimo ad Andria – inizio ore 17 e 30 – la squadra sarà probabilmente la stessa di sabato scorso. Ma un occhio particolare, anche scaramantico, va in direzione di Diop, l’uomo che ha caratterizzato con i suoi gol le finali dello scorso anno. Se sta bene, come pare, ancora una volta potrebbe essere lui l’uomo della Provvidenza.

NINO RUGGIERO 

9.5.22

Le partite della storia.

DI NINO RUGGIERO

Poche sono le partite che restano nella nostra memoria.Paganese-Fidelis Andria di ieri è tra queste. Il risultato di uno a zero, anche se stiracchiato, consente alla squadra azzurro-stellata di andare in terra pugliese con uno spirito diverso. Adesso – dopo un campionato che definire anonimo è un eufemismo – c’è finalmente la convinzione di potercela fare, di arrivare alla salvezza sul campo di gioco.

La partita con l’Andria non è stata esaltante dal punto di vista estetico, ma era anche prevedibile – considerata la posta in palio – che le squadre avrebbero giocato con il freno a mano tirato.

La Paganese, dal punto di vista tattico, è risultata ben disposta; ha avuto una difesa sempre attenta e soprattutto ben coperta grazie alla disposizione tattica a rombo che ha visto Tissone, nelle vesti di centromediano metodista, a ridosso del duo centrale Murolo-Schiavino, pronto a interrompere le iniziative avversarie e a rilanciare per attivare ripartenze fulminee, chiamatele pure contropiedi, in cui si è distinto soprattutto Guadagni, di certo tra i migliori in campo finché la condizione atletica lo ha sorretto.

È chiaro anche però che proteggendo bene la difesa – che, ricordiamolo, è stato il reparto che più problemi ha causato alla squadra nel corso del campionato – la manovra in fase di rilancio non sempre è stata esemplare e i collegamenti spesso sono apparsi slegati nonostante l’esperienza di Tissone e Bensaja che finalmente hanno avuto la possibilità, grazie al felice intuito di Di Napoli, di giocare assieme. Ma che volete: dopo un campionato deludente, figlio di una squadra quasi sempre allo sbando, non è che si poteva pretendere chissà che! L’importante era vincere; e vittoria è stata, senza “se” e senza “ma”.
Il gol che in definitiva ha deciso la partita ha il marchio di fabbrica di Cretella, un classe 2002, un giovincello tra tanti senatori, che ha recuperato un pallone vagante in area e, con la caparbietà che contraddistingue i giovani, ha segnato il gol della speranza.

Adesso, intendiamoci, c’è da giocare tra sette giorni ad Andria la partita più importante del campionato e forse della storia del calcio paganese.

Gli azzurro-stellati ci arrivano con un morale alto, che nel calcio conta molto, e con un risultato positivo da difendere. L’allenatore Di Napoli, che credo sia impegnato, come si conviene, a sbobinare le immagini dell’intera partita di ieri per capire a freddo cosa è andato bene e cosa invece meno, dovrà ripartire proprio dalla prestazione senza macchie di una difesa che per tutto il campionato è stata tra le più perforate e che contro l’Andria si è fatta rispettare anche grazie alle ottime prove di Baiocco, De Santis, Brogni e soprattutto – consentitemelo – della coppia centrale Murolo-Schiavino.

Ad Andria però non basterà solo attestarsi bene in difesa; bisognerà sapere ripartire per fare male puntando sull’estro e la velocità di Guadagni e Cretella. È impensabile, infatti, che si possa resistere alle iniziative offensive avversarie senza controbattere con intelligenza e arguzia tattica. Per questo, si spera di poter disporre anche del miglior Diop della stagione, un atleta che ha mestiere e classe da vendere anche se ha attraversato un periodo non proprio felice dal punto di vista fisico..
Intanto onore e merito alla squadra e al suo condottiero Di Napoli.

Scusate: quando ci vuole, ci vuole!

Nino Ruggiero

Di Napoli: "Vinto il primo round, ma non abbiamo fatto ancora nulla".

È raggiante, e non potrebbe essere altrimenti, Lello Di Napoli al termine della gara vinta con la Fidelis Andria nel primo round dei Playout che consente agli azzurrostellati di guardare alla sfida tra 7 giorni con maggiore ottimismo. “Abbiamo fatto una partita dai contenuti molto importanti: abbiamo saputo soffrire, giocare con piglio agonismo e dedizione contro una buona squadra in un match dalla posta in palio elevata. La parte finale non mi è piaciuta tanto sia per il calo fisico che per l’incapacità di gestire palloni nella trequarti avversaria. Salvo però l’abnegazione dell’intera squadra e dei tanti elementi che hanno stretto i denti dimostrando grande attaccamento alla maglia. Abbiamo vinto il primo round ma non abbiamo fatto ancora nulla”.

Rispetto a gran parte del campionato si è vista una Paganese vogliosa e attenta per l'intera durata della gara riuscendo anche a serrare i ranghi quando ce ne era bisogno. "Ho chiesto alla squadra di sputare sangue in campo e così è stato. In 15 giorni ho cercato di trasmettere una mentalità diversa alla squadra, quella di non disunirsi e mollare alle prime difficoltà. Sono contento e soddisfatto anche del fatto che la squadra non ha preso gol restando concentrata e cattiva per l’intera gara concedendo davvero poco agli avversari. A dir la verità potevamo fare qualcosa meglio, potevamo arrivare al secondo gol. Non bisogna mai accontentarsi".

Tra 7 giorni in Puglia basterà non perdere ma pensare di difendere il vantaggio ottenuto dal gol di Cretela potrebbe essere deleterio. Di Napoli ne è consapevole: "Dovremo essere coraggiosi, cattivi nella ripartenze, cinici e concreti. Sappiamo che possiamo farlo, anche oggi abbiamo cercato di sfruttare gli spazi che ci hanno concesso ma poi abbiamo sbagliato l'ultimo passaggio. Abbiamo il 50% di possibilità. Dovremo giocare consapevoli delle nostre forze".

Chiusura finale per il pubblico che si è nuovamente stretto alla squadra. "Desidero ringraziare proprio loro, i tifosi e soprattutto i ragazzi della Curva che ci hanno sostenuto fino alla fine. Ad Andria ci daranno anche una mano anche loro, ne sono convinto. Vogliamo regalargli una gioia".

Alfonso Esposito - paganesemania.it

foto: Andrea D'Amico | PaganeseCalcio

Paganese-Fidelis Andria 1-0. La decide Cretella: agli azzurrostellati il primo round dei playout.

Il primo atto dei play out se lo aggiudica la Paganese grazie al gol di Cretella, al termine di una partita tanto difficile quanto delicata. Ad un buon primo tempo in cui la Paganese crea, segna e subisce relativamente poco, si alterna un secondo tempo fin troppo passivo che rischia di rendere amarissimo il pomeriggio del Torre quando gli ospiti mettono sotto assedio la porta di Baiocco nel finale. Alla fine, arriva una vittoria fondamentale ma la salvezza si deciderà settimana prossima al Degli Ulivi.

Per quanto riguarda l’undici titolare, Di Napoli si affida ancora una volta al 4-3-3. Difesa formata dalla coppia Schiavino-Murolo, con De Santis che scala a destra e Brogni a sinistra. Tissone va in mediana, mentre Cretella avanza il proprio raggio d’azione entrando nel tridente offensivo completato da Guadagni e Tommasini.

La Paganese parte col piglio giusto e dopo cinque minuti, con una punizione da trenta metri, Guadagni testa subito i riflessi di Saracco, che è attento e respinge in corner. Dopo diversi tentativi al 35’ arriva finalmente il vantaggio degli azzurrostellati: lancio di Zanini per Tommasini che sfonda in area vincendo una serie di rimpalli e la lascia a Cretella per il gol che fa esplodere il Torre. L’Andria prova a reagire con la bella percussione di Casoli sulla destra, cross per Carullo che prova la girata ma la coordinazione non è impeccabile il pallone termina distante dalla porta di Baiocco.

Il copione del secondo tempo vede inizialmente la Paganese andare a caccia dell’importantissimo raddoppio con i pugliesi pronti a sfruttare gli spazi in contropiede. La palla gol più importante capita sui piedi di Zanini che da buona posizione spreca l’assist di Diop calciando centrale. Ospiti pericolosi con il subentrato Tulli che si accende prima con una bella girata in area e poi con una bella azione personale con conseguente tiro in porta sul quale Baiocco deve superarsi. Nel finale però cambiano gli scenari: gli uomini di Di Napoli staccano la spina e subiscono un vero e proprio assedio: prima Casoli colpisce male da buona posizione, poi su calcio d’angolo è l’ex Alcibiade a mancare di poco il bersaglio. L’occasione più significativa capita però sui piedi di Urso, ma uno straordinario intervento di Schiavino cancella le ultime speranze dell’Andria.

IL TABELLINO

RETE: 35’pt Cretella (P).

PAGANESE (4-3-3): Baiocco; De Santis, Schiavino, Murolo (38’st Sbampato), Brogni (38’st Manarelli); Bensaja, Tissone, Zanini; Guadagni (29’st Martorelli), Tommasini (38’st Castaldo), Cretella (22’st Diop). A disp.: Pellecchia, Avogadri, Konate, Celesia, Volpicelli, Scanagatta, Iannone. All.: Raffaele Di Napoli.

FIDELIS ANDRIA (4-2-3-1): Saracco; Monterisi, Riggi, Alcibiade, Benvenga; Casoli, Urso; Ciotti, Bubas, Carullo (13’st Tulli); Di Piazza (35’st Sorrentino). A disp.: Vandelli, Donini, Legittimo, Bolognese, Messina, De Marino, Gaeta, Bonavolontà, Ortisi, Bortoletti. All.: Nicola De Leo.

ARBITRO: Rutella di Enna (Fraggetta-Camilli; IV Maggio)

NOTE: Ammoniti: Casoli (A), Bensaja (P), Carullo (A), Guadagni (P), Tommasini (P), Brogni (P), Urso (A). Recupero: 1’pt,6’st. Angoli: 6-10.

Christian Esposito - paganesemania.it

foto: Andrea D'Amico - Pagina FB Paganese Calcio

3.5.22

Una scelta di campo.

Di Nino Ruggiero

All’inizio della nuova stagione 2021-22, quando lo staff societario era all’opera per allestire la nuova Paganese – ne sono certo – nemmeno il pessimista più incallito avrebbe mai pensato di dover ancora una volta – e siamo a quattro anni di seguito – sperare nei play-out per arrivare alla salvezza.

Perché? Perché c’erano stati squilli di tromba che annunciavano ingaggi di calciatori importanti; erano arrivati segnali beneauguranti dopo l’avventuroso pareggio per quattro a quattro con il Messina nella prima di campionato, un gara recuperata proprio sul filo di lana grazie a un gol spettacolare messo a segno da Castaldo. Erano poi arrivate le vittorie casalinghe con Taranto, Vibonese, Catania e Potenza; era arrivato il pareggio esterno conquistato a Bari.

Diciamolo con schiettezza: c’erano tutte le premesse per pensare a un campionato tranquillo visto che la squadra, pur in difficoltà di gioco, riusciva ad arrivare al gol grazie a prodezze individuali di calciatori che erano stati ingaggiati proprio perché dotati di buona tecnica individuale. Il ragionamento in prospettiva del tifoso non faceva una grinza: se si riusciva a vincere senza un gioco, a maggiore ragione i risultati sarebbero arrivati più copiosi con il passare del tempo, quando gli ingranaggi del gioco sarebbero stati oleati a dovere da un signor allenatore ingaggiato proprio per alzare la famosa asticella.

Su, diciamocelo in un orecchio: chi avrebbe potuto pensare, pur dovendo riscontrare risultati altalenanti nella prima parte del campionato, che sarebbe finita ancora una volta con due partite secche da disputare per salvare un intero campionato e forse anche una storia?

Sì, è vero; siamo tutti delusi, amareggiati, sconfortati, arrabbiati, avviliti. Ma non risolveremo niente se faremo prevalere questo tipo di sentimento e – da autolesionisti – rischieremmo di avvelenare anche il fegato.

Dopo una caduta, sia pure rovinosa, la vita ci insegna che bisogna rialzarsi; mai darsi per vinti e pensare invece a salvare il salvabile, con tutta la comprensibile licenza di pronunciare indicibili improperi che per rabbia proprio non riusciamo a trattenere.

Sì, è vero, sacrosanto: sono stati commessi molti errori, tanti, troppi, allo stesso modo degli anni scorsi; ma come si fa a voltarsi dall’altra parte con una scrollata di spalle quando ti casca il mondo addosso? Quelli che non conoscono la storia della Paganese, quelli che hanno guardato solo al proprio orticello, e non conoscono il calcio, non capiranno mai che cosa significa vivere emozioni su un campo di calcio, anche da semplici spettatori. Da loro non ci aspettiamo granché perché come gran parte degli opportunisti e degli ignavi non sanno guardare al di là del proprio naso.
Quelli che non dovranno mancare all’appuntamento del destino – fissato per sabato prossimo alle ore 17 e 30 al “Marcello Torre” – sono coloro i quali hanno sempre amato e onorato i colori gloriosi di una città che non vuole perdere un bene prezioso. Mi piace ripetere quello che ho già detto qualche settimana fa quando mi sono rivolto a quella parte sana della tifoseria avvilita e mortificata. In questo momento delicato della storia del calcio locale, bisogna fare una scelta di campo ma essere presenti.

Turiamoci il naso, come disse il grande Indro Montanelli, quando – in tema di votazione elettorale – si trattò di salvare la democrazia, e puntiamo diritti, tutti assieme, a salvaguardare quel poco che c’è rimasto in questa città.

Il mio biglietto l’ho fatto: tribuna, fila F posto 78. Non posso non esserci.
Che volete, lo dico da nostalgico avvilito: la serie C non possiamo e non dobbiamo perderla!

Nino Ruggiero